
Limits of Control è un film di un'estrema lentezza ed in cui non viene detto praticamente nulla, questa è una sorpresa solo parziale visto che il regista fa di nome Jim Jarmusch (qualcuno ricorda Dead Man)
Il film segue, sostanzialmente in prima persona, il viaggio di un elegante, solitario e taciturno (si sospetta) sicario attraverso una Spagna tanto desolata e deserta da trovarsi da qualche parte tra il surreale e il post atomico.
Il nostro incontra in sequenza una serie di pittoreschi individui ognuno dei quali indica come raggiungere il prossimo anello della catena. Incontri e dialoghi (o la quasi assenza di quest'ultimi) si susseguono con uno schema senza variazioni sul tema.
Dei motivi che muovono il solitario viaggiatore, impersonato dall'intenso ivoriano Isaach de Bankolé (già gelataio in Ghost Dog), viene svelato pochissimo, come pochissimo viene detto dei personaggi incontrati lungo il suo viaggio.
I lunghissimi silenzi, i personaggi che paiono esistere solo in quanto accessori all'avanzamento della trama e che potrebbero dissolversi in una bolla di sapone quando il nostro ha voltato l'angolo, e la generale, insostenibile, lentezza del film richiamano più avventure grafiche alla Myst che il cinema vero e proprio.
Dalla sua il film ha una fotografia efficace nell'immergere lo spettatore nei desolati scenari in cui la storia si svolge, o piuttosto la non-storia non si svolge. Il cast annovera parecchi grossi calibri, Tilda Swinton, Jael Garcia Barden, Bill Murray, cui peraltro non viene fatto fare molto, visto che l'intero script del film stà comodo in un paio di pagine.
Contro: una tale soporificità, che al confronto Dead Man passa per un film d'azione.
Azzarderei che era dai tempi di Black Stallion che tanti mezzi non venivano investiti per creare un'opera il cui fine è avvicinarsi alla quint'essenza della noia.