Il film di ieri mi ha talmente snervato che non ho voglia di parlarne, visto che era fatto bene e scritto malissimo, quindi ho buttato giù la storia come me la come la ricordo visto che ne lessi una versione semplificata quasi una ventina di anni fa.
A Priamo ré di Troia nasce un secondo genito, Paride, un qualche menagramo locale, può darsi sia Cassandra, prevede che il tizio sarà foriero di gigantesche fosse e dunque il bimbo viene mandato a vivere con dei pastori nei dintorni.
Paride è tra l'altro noto agli dei per essere l'uomo più bello della terra, tant'è che un giorno Era, Athena e Afrodite (rispettivamente Giunone, Minerva e Venere) decidono di ricorrere a lui come arbitro in una loro violenta disputa vertente su chi sia la dea più bella.
Le tre si recano da Paride e gli spiegano i termini della sfida, gli viene consegnata una mela d'oro che lui dopo aver preso una decisione in merito alla questione dovrà consegnare alla dea vincitrice, il cosiddetto pomo della discordia.
Gli viene lasciato un po' di tempo per decidere, tempo durante il quale tutte e tre le dee lo avvicinano a turno e cercano di aggiudicarsi la vittoria mediante la più antica delle tradizioni mediterranee: la corruzione.
Era gli offre di diventare ré del mondo, o una cosa del genere, Athena la conoscenza e Afrodite di bangare la donna più bella del mondo.
Di fronte a questo no brainer Paride consegna pavone pavone il pomo ad Afrodite.
Fatto vuole che di lì a poco salta fuori che lui è di sangue reale e viene riaccolto in città, mi pare che anche qui Cassandra rughi i maroni a proposito, ma visto che ha addosso questa maledizione di essere preveggente ma di non venire mai creduta, nessuno le da a trà.
Qualche tempo dopo Paride parte con il fratello Ettore in missione diplomatica per Sparta, da dove alla fine se ne andrà con la regina Elena, moglie di ré Menelao, che tra parentesi non era né particolarmente vecchio né particolarmente brutto.
Elena di suo non è né infelice né smodatamente zoccola, Afrodite ci mette del suo tanto perché era parte del deal, quanto perché le fa ridere seminare zizzania.
I Greci si incazzano di mina e decidono di andare in guerra, Achille sa per bocca di sua madre Teti che se andrà in guerra ci lascerà le penne, e visto che non è un fulminato in fase terminale si rende subito conto che andare a morire ammazzato fa ridere assai poco, sa però che verranno a cercarlo e gliela meneranno all'inverosimile, teme in particolare Ulisse noto per doti
di imbonitore tale che se fosse un testimone di geova probabilmente riuscirebbe a vendere la torre di guardia ai Talebani, quindi per evitare lo smarronamento si rinchiude a fare il cross dresser in una scuola di sole donne.
Ullisse viene a saperlo, si reca nei pressi della scuola con l'intento di avvicinare Achille e contargliela su fino a rimbambirlo, ma Achille è vestito da donna, e le donne greche dell'epoca erano dei rottami tali da non essere distinguibili da un guerriero con la gonna, il che fa capire perché Menelao fosse così pizzo visto che sua moglie era probabilmente l'unica femmina bottabile di tutto l'arcipelago; allora si traveste da venditore ambulante di armature e va a far baccano davanti all'entrata della scuola, Achille, ormai in avanzato stato di rincoglionimento a furia di dover dare a trà alle cazzate dell'accolita di figlie di papà in cui si è andato a nascondere, si slanza ad ammirare l'armamentario che Ulisse si è portato dietro.
Achille, pesantemente checchizzato dalla permanenza nell'istituto, si immagina che se la guerra significa andare a far campeggio con decine di migliaia di omoni prestanti allora non è poi così brutta come la dipingono.
La guerra va avanti per svariati anni, soprattutto perchè gli dei dell'olimpo si sono appassionati alla cosa e si divertono un mondo a partecipare alle battaglie, passano 7 o 8 anni.
Achille, che nel frattempo si è del tutto dechecchizzato, litiga con Agamennone perchè questi gli ha portato via la sua schiava preferita e si mette a fare lo sciopero della guerra, i greci cominciano a prendere unaramata dopo l'altra e vengono quasi ricacciati in mare; Achille che è uomo di principio continua a mandare tutti a faffa e non interrompe lo sciopero, Patroclo, che non era un imberbe bamboccio ma un navigato guerriero (per forza aveva giusto passato 8 anni a far la guerra ai troiani) chiede in prestito l'armatura ad Achille in modo da dare un po' di fiducia ai greci, che a quel punto iniziavano a chiedersi se valeva poi davvero la pena di sta lì a fare tutto questo can can per una tizia che stava ormai cominciando a diventare passatella.
Patroclo riesce in effetti a tirare su il morale ai suoi compari ma ben presto si trova faccia a faccia con Ettore che lo massacra; Achille profondamente segnato dalla perdita dell'amico interrompe lo sciopero e durante una battaglia uccide Ettore, ne attacca il corpo al suo carro e per la settimana successiva ogni giorno fa otto giri completi delle mura urlando come un invasato.
Priamo va a trovarlo e gli chiede di restituirgli la salma visto che l'accanimento sul cadavere era una cosa brutta anche a quei tempo e inoltre il corpo del poro bao cominciava a mostrare i primi segni di decomposizione, mi sembra che in cambio Achille riceva indietro la sua armatura, che sua madre aveva fatto forgiare dal dio Vulcano in persona.
So far so good, sennonché a breve Achille viene ucciso in battaglia da una freccia scoccata da Paride, che malgrado fosse un cicciobello assai poco coraggioso che non aveva mai osato sfidare Menelao ed evitare la guerra (il che è però anche abbastanza comprensibile visto che il supremo di una città in cui i bambini troppo gracili vengono slanzati da una rupe non è proprio il meglio uomo con cui andare a farsela fuori a spadate), e che spesso e volentieri veniva cazziato perché se ne stava in cima alle mura a fare il battle spottin' invece che combattere.
Da qualche parte succede anche un fatto che fa si che gli dei decidano che Troia può anche venire distrutta, e così ad Ulisse viene l'idea del cavallo.
Il cavallo viene costruito e durante la notte lasciato davanti alle mura della città, non mi ricordo se i troiani interpretano il cavallo come un dono divino o come l'ultima sfida che i greci gli hanno lanciato prima di partirsene: il cavallo è infatti troppo alto per passare attraverso le mura, i troiani sono troppo scemi per pensare di smontarlo e rimontarlo all'interno della città e ci cristonamenti di Cassandra vengono una voltà ancora ignorati.
Con un immane sforzo i troiani riescono a far passare il cavallo sopra le mura e se lo piazzano come trofeo in città, di notte dal cavallo escono dei soldati che aprono le porte della città, Troia viene messa a ferro e fuoco e i greci vincono, Priamo, Paride & co. vengono massacrati, Elena se ne torna a casa con Menelao e se ne vivranno felici e contenti considerando i di lei dieci anni in coppia di fatto con Paride come una scappatella e la guerra contro i troiani come un kind of overreacting.
mercoledì, maggio 19, 2004
martedì, maggio 11, 2004
Matrix Revolutions
All'escatologico terzo episodio della saga dei Wachowski va indubbiamente riconosciuto il pregio di rispondere ai molti interrogativi che l'intempestiva conclusione di Redux aveva lasciato aperto.
Resta, quale costante di tutta la trilogia, l'inserire un intreccio di rara complessità all'interno di quelli che si possono considerare pietre miliari del cinema d'azione, che è peraltro causa dei problemi di comprensione che affliggono coloro sui quali il mind trick di obi wan avrebbe facile presa, aspetto che forse in Revolutions è ancora più spinto rispetto ai due precedenti episodi.
L'esecuzione tecnica è assolutamente impeccabile, non vi è fortunatamente l'uso sconsiderato del rotoscoping che si poteva temere, forse perchè in questo terzo capitolo il principale teatro d'azione è il mondo reale con casuali escursioni nella matrice.
Il film è in principio anche ben scritto, nel senso che riesce a portare una vicenda che sempre più somigliava ad un caotico groviglio ad una conclusione sensata e soprattutto senza ricorrere a strampalate espedienti, la vanillaskyizzazione di matrix che alcuni elementi di Reload potevano paventare non vi è stata, e questo è un bene.
Ho il vago sentore che per la sceneggiatura di questo film si sia qua è là saccheggiato dal Hyperion di Dan Simmons.
Dove il film invece pecca è nella costruzione delle emozioni dello spettatore, e in questo non ho potuto esimermi dal fare un parallelo con la trilogia di guerra stellari (quella vera che per intederci è quella dove non c'è il Justin Timberlake dello spazio, la principessa ha le tette, e al posto degli omini verdi dislessici ci sono dei peluche con problemi psicomotori): lo schema è simile, il fulcro della vicenda è l'incontro di Neo con l'architetto e lo scontro finale con l'agente Smith, tanto quanto Vader vs. Skywalker davanti all'imperatore lo era per Starwars, due però sono a mio avviso gli aspetti per i quali Revolutions non riesce pienamente laddove il ritorno dello Jedi l'aveva fatto; uno di questi è che l'agente Smith non essendo praticamente esistito nel secondo episodio non ha in realtà avuto lo spazio per riuscire davvero ad assurgere al ruolo di nemesi di Neo quanto Darth Vader lo era diventato per lo Skywalkerino, l'altro, e questo è un peccato veniale dei Wachowski, è a livello di montaggio del
film, per troppo tempo durante la battaglia su Zion ci si dimentica del odissea di Neo e Trinity, e questo ha il malaugurato effetto di far sembrare il loro viaggio verso la città delle macchine come una tranquilla escursione; alla fine del ritorno dello Jedi uno aveva l'impressione che il duello Darth - Luke, con i relativi deliri dell'imperatore fosse durato metà film, quando a sommar tutto erano forse dieci minuti scarsi.
La conseguenza è che si ha alla fine l'impressione che l'architetto sia una sorta di machina ex Deus che infine a deciso di graziare gli umani, visto che quando si arriva allo scontro finale tra Neo e Smith non è del tutto chiaro cosa sia realmente in gioco, e soprattutto come sia possibile che l'architetto non si sia accorto che Smith era in procinto di prendere il controllo su tutto.
Conclusione, davvero un bel film, che mi lascia la sensazione di aver perso parti importanti in sala di montaggio, se il regista fosse Peter Jackson non mi preoccuperei perchè fra sei mesi farebbe uscire una versione speciale con un ora di film in più, qui non so se la cosa sarà possibile.
Resta, quale costante di tutta la trilogia, l'inserire un intreccio di rara complessità all'interno di quelli che si possono considerare pietre miliari del cinema d'azione, che è peraltro causa dei problemi di comprensione che affliggono coloro sui quali il mind trick di obi wan avrebbe facile presa, aspetto che forse in Revolutions è ancora più spinto rispetto ai due precedenti episodi.
L'esecuzione tecnica è assolutamente impeccabile, non vi è fortunatamente l'uso sconsiderato del rotoscoping che si poteva temere, forse perchè in questo terzo capitolo il principale teatro d'azione è il mondo reale con casuali escursioni nella matrice.
Il film è in principio anche ben scritto, nel senso che riesce a portare una vicenda che sempre più somigliava ad un caotico groviglio ad una conclusione sensata e soprattutto senza ricorrere a strampalate espedienti, la vanillaskyizzazione di matrix che alcuni elementi di Reload potevano paventare non vi è stata, e questo è un bene.
Ho il vago sentore che per la sceneggiatura di questo film si sia qua è là saccheggiato dal Hyperion di Dan Simmons.
Dove il film invece pecca è nella costruzione delle emozioni dello spettatore, e in questo non ho potuto esimermi dal fare un parallelo con la trilogia di guerra stellari (quella vera che per intederci è quella dove non c'è il Justin Timberlake dello spazio, la principessa ha le tette, e al posto degli omini verdi dislessici ci sono dei peluche con problemi psicomotori): lo schema è simile, il fulcro della vicenda è l'incontro di Neo con l'architetto e lo scontro finale con l'agente Smith, tanto quanto Vader vs. Skywalker davanti all'imperatore lo era per Starwars, due però sono a mio avviso gli aspetti per i quali Revolutions non riesce pienamente laddove il ritorno dello Jedi l'aveva fatto; uno di questi è che l'agente Smith non essendo praticamente esistito nel secondo episodio non ha in realtà avuto lo spazio per riuscire davvero ad assurgere al ruolo di nemesi di Neo quanto Darth Vader lo era diventato per lo Skywalkerino, l'altro, e questo è un peccato veniale dei Wachowski, è a livello di montaggio del
film, per troppo tempo durante la battaglia su Zion ci si dimentica del odissea di Neo e Trinity, e questo ha il malaugurato effetto di far sembrare il loro viaggio verso la città delle macchine come una tranquilla escursione; alla fine del ritorno dello Jedi uno aveva l'impressione che il duello Darth - Luke, con i relativi deliri dell'imperatore fosse durato metà film, quando a sommar tutto erano forse dieci minuti scarsi.
La conseguenza è che si ha alla fine l'impressione che l'architetto sia una sorta di machina ex Deus che infine a deciso di graziare gli umani, visto che quando si arriva allo scontro finale tra Neo e Smith non è del tutto chiaro cosa sia realmente in gioco, e soprattutto come sia possibile che l'architetto non si sia accorto che Smith era in procinto di prendere il controllo su tutto.
Conclusione, davvero un bel film, che mi lascia la sensazione di aver perso parti importanti in sala di montaggio, se il regista fosse Peter Jackson non mi preoccuperei perchè fra sei mesi farebbe uscire una versione speciale con un ora di film in più, qui non so se la cosa sarà possibile.
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