In realtà più che di un film si tratta di quattro corti; prendendo spunto da un fantomatico manuale d'amore che dovrebbe aiutare a superare le fasi critiche delle relazioni vengono raccontate quttro storie di persone che si innamorano, si tradiscono, si lasciano, si reinnamorano, e via discorrendo.
Innamoramento:
Il muccino piccolo nel suo peregrinare tipico del nagotfacente si imbatte in una tussis travestita da ragazza della porta accanto travestita giovane donna sicura di sé e dei suoi obiettivi, lei lo scaga malamente e ripetutamente, lui la stalkerizza per qualche tempo e lei invece di rivolgersi alla polizia si fa sciogliere dall'azzurrognolo sguardo da cane bastonato di lui; e vissero felici e contenti.
I due piccioncini sono anche bravi però più che un film questo potrebbe sembrare la pubblicità del cornetto algida, a vispizzare un attimo la vicende c'e' fortunatamente il coinquilino del Muccino, esasperato testimone dell'appiccicosa sdolcinatezza dei due neoinnamorati.
Crisi:
Forse la parte meno di spicco di tutto il film, lui e' disattento e un po' buzzurro, lei è rompipalle e di una sensibilità isterica, non si parlano piu', non si capiscono più, e nel loro rendersi conto di essere vieppiù annoiati della loro relazione finiscono per annoiare il pubblico pagante, anche perche' la vicenda viene lasciata in sospeso e si passa alla terza parte.
Tradimento:
La parte del tradimento è viziata dalla presenza di Luciana Letizietto, che sì è persona divertente ma che con l'arte drammatica ha ben poco a che spartire; la vicenda finisce con l'essere il suo personale e rumoroso show, un po' surrealeggiante, e che non va a parare da nessuna parte. Questo cambiamento di registro che risulta essere un po' fastidioso e creato posticciamente per fare posto alla Letizzetto in una cosa in cui lei non c'entrava nulla.
Abbandono:
Verdone impersona un pediatra che qualche mese prima è stato repentinamente abbandonato dalla moglie, la quale, dopo essersi dileguata senza dire ne crepa ne sciopa, non si fa rintracciare, si nega al telefono, comunica solo attraverso l'avvocato di lui e via dicendo. Nel pieno dello smarrimento Verdone tenterà vari espedienti per uscire dalla crisi (tra le altre cose si comprerà il manuale d'amore che da il titolo al film), ed infine scoprirà che la verità dura e cruda è molto più semplice dei ghirigori di cui si era riempito la testa ma allo stesso tempo anche più dolorosa.
Il finale luminoso e ottimista serve sia ad intrecciare la quarta vicenda alla prima, Verdone dopo la sua catartica notte sulla spiaggia incontra la sorella del Muccino piccolo, sia a chiudere idealmente il cerchio visto che poco importa quanto abbia fatto male l'amore tanto si è immediatamente pronti a ricascarci (I get knocked down but I get up again direbbero i Chumbawamba, mentre il "morto un Papa se ne fa un altro" è di questi tempi un po' fuori luogo).
Concludendo il Muccino piccolo risulta simpatico, la parte centrale è purtroppo un po' debole, la Letizzetto in particolare non pare proprio sia al suo posto, Verdone fa davvero buone cose; tutto sommato è un film che si guarda con piacere.
venerdì, aprile 15, 2005
giovedì, aprile 14, 2005
Spanglish vs. Hitch
Alex (Will Smith) è un ex-nerd cui in gioventì capitò di incocciare nella sua fidanzata avente la lingua attorcigliata attorno a quella di un tizio che non era lui, profondamente toccato dall'avvenimento si trasformò nel più formidabile sciupafemmine non pagante della storia umana dopo James Bond.
Sara (Eva Mendes) è una giornalista scandalistica con un profondo lato umano e velleità culturali.
Dall'incontro di queste due improbabili personalità nasce la vicenda che è spina dorsale di Hitch.
John (Adam Sandler) è un cuoco di successo (che negli stati uniti hanno lo standard di vita di una rock star) dalla provante vita famigliare.
Flor (Paz Vega) è una messicana emigrata a Los Angeles profondamente convinta che i gringos siano dei sottoumani e che in anni non ha imparato una parola di inglese.
Deborah (Tea Leoni) è la astetticamente bella moglie di John, profondamente frustrata da cose quali la scomparsa delle mezze stagioni, potenzialmente fedifruga e sostanzialmente frigidina.
Dall'incontro di queste tristemente probabili personalità nasce la vicenda che è spina dorsale di Spanglish.
Hitch parla d'amore, Spanglish parla d'amore, Hitch è a NY, Spanglish a LA, Hitch ha l'ispanica, Spanglish ha l'ispanica, Will è nero, Sandler è ebreo, film paralleli?
In realtà no. Hitch è una commediuola brillante che diverte senza chiedere impegno particolare, Spanglish è sì divertente ma allo stesso tempo un po' più impegnato e anche un pochino amaro.
Non ho idea di che razza di gente siano in realtà messicani ed americani dunque non posso giudicare quanto veritiera sia in spanglish la rappresentazione del incontro/scontro tra culture; il messaggio che il film mi pare voglia dare è che in ultima analisi capirsi è questioni di termini (da cui il titolo) e direi che viene portato in modo intelligente senza eccessive cadute nella banalità (meno costruttivo il messaggio secondario che in certi casi l'uxoricidio non sarebbe poi brutto come lo dipingono).
Degno di menzione è Kevin James, Albert in Hitch, degna spalla di Will Smith interpretando un impacciato ma non troppo banker che in un attacco di particolare fantasia si trova a ragionare che una top model miliardaria e dal grande cuore umanitario (Amber Valletta) potrebbe anche non essere la peggio donna cui accompagnarsi e che per concretizzare la gran pensata decide di rivolgersi a Hitch il date doctor.
Momento topico di Spanglish è il litigio in traduzione simultane tra Adam Sandler e Paz Vega, in particolare quando lei riconosce la sua parte di torto, si scusa e si congeda, lasciando lui, uso al interminabile dibattere a vuoto con la moglie, di stucco, quasi deluso.
Due film da cui non mi aspettavo di per sé nulla di particolare e che invece si sono rivelati delle piacevoli sorprese, diversi tra di loro; Hitch è puro entertainement Spanglish ha qualche pretesa in più, entrambi si possono dire riusciti.
Sara (Eva Mendes) è una giornalista scandalistica con un profondo lato umano e velleità culturali.
Dall'incontro di queste due improbabili personalità nasce la vicenda che è spina dorsale di Hitch.
John (Adam Sandler) è un cuoco di successo (che negli stati uniti hanno lo standard di vita di una rock star) dalla provante vita famigliare.
Flor (Paz Vega) è una messicana emigrata a Los Angeles profondamente convinta che i gringos siano dei sottoumani e che in anni non ha imparato una parola di inglese.
Deborah (Tea Leoni) è la astetticamente bella moglie di John, profondamente frustrata da cose quali la scomparsa delle mezze stagioni, potenzialmente fedifruga e sostanzialmente frigidina.
Dall'incontro di queste tristemente probabili personalità nasce la vicenda che è spina dorsale di Spanglish.
Hitch parla d'amore, Spanglish parla d'amore, Hitch è a NY, Spanglish a LA, Hitch ha l'ispanica, Spanglish ha l'ispanica, Will è nero, Sandler è ebreo, film paralleli?
In realtà no. Hitch è una commediuola brillante che diverte senza chiedere impegno particolare, Spanglish è sì divertente ma allo stesso tempo un po' più impegnato e anche un pochino amaro.
Non ho idea di che razza di gente siano in realtà messicani ed americani dunque non posso giudicare quanto veritiera sia in spanglish la rappresentazione del incontro/scontro tra culture; il messaggio che il film mi pare voglia dare è che in ultima analisi capirsi è questioni di termini (da cui il titolo) e direi che viene portato in modo intelligente senza eccessive cadute nella banalità (meno costruttivo il messaggio secondario che in certi casi l'uxoricidio non sarebbe poi brutto come lo dipingono).
Degno di menzione è Kevin James, Albert in Hitch, degna spalla di Will Smith interpretando un impacciato ma non troppo banker che in un attacco di particolare fantasia si trova a ragionare che una top model miliardaria e dal grande cuore umanitario (Amber Valletta) potrebbe anche non essere la peggio donna cui accompagnarsi e che per concretizzare la gran pensata decide di rivolgersi a Hitch il date doctor.
Momento topico di Spanglish è il litigio in traduzione simultane tra Adam Sandler e Paz Vega, in particolare quando lei riconosce la sua parte di torto, si scusa e si congeda, lasciando lui, uso al interminabile dibattere a vuoto con la moglie, di stucco, quasi deluso.
Due film da cui non mi aspettavo di per sé nulla di particolare e che invece si sono rivelati delle piacevoli sorprese, diversi tra di loro; Hitch è puro entertainement Spanglish ha qualche pretesa in più, entrambi si possono dire riusciti.
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