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e' una serie numerica che Antoine Arbogast comincio' ad usare in modo estensivo nelle sue ricerche un paio di secoli fa. In verita' Arbogast e' ignoto a chiunque non sia un junkie del wiki o sia capitato per sbaglio sul suo nome in qualche libro di matematica. La sua serie e' conosciuta piu' banalmente come fattoriale e spesso abbreviata con un semplice punto esclamativo.
Potrei proseguire ora per un paio di pagine ad elogiare tutte le qualita' di questa utile serie ed elucubrare estensivamente sul suo rapporto con la natura, con gli astri e con la distanza tra la terra e il cielo. La verita' e' che il fattoriale non se lo incula nessuno, cosa curiosamente non vera per un'altrettanto poco particolare serie numerica scoperta un mezzo millenio prima da un italiano figlio de il Bonaccione.
Gli stessi meccanismi socio-psicologici che rendono il sopraccitato wiki uno strumento informatico propenso alla dipendenza, fecero leggere a milioni di persone qualche anno fa un libro di discutibile interesse che ci ha provvisto in questi giorni di un film che merita d'esser visto per rendersi conto che l'entropia non e' una leggenda. Oggidi' l'uomo con la frusta e il cappello non e' piu' sufficiente a creare un film

Il ruolo del fallace anti-eroe che ha accompagnato i protagonisti di film e libri negli ultimi 20 anni viene soppiantato dal piu' classico eroe senza macchia e senza paura.
Il protagonista odierno deve essere intelligente, acuto, erudito e soprattutto capace di spiegare in termini accessibili al publico la genialita' delle sue scoperte (we are but humble pirates...). Enter l'homo scholar che ritraccia i misteri di quando Gesu' facea le cose zozze con la Maddalena in un interminabile quanto improbabile caccia al tesoro.
Appoggiandosi sulla forza di due convinzioni:
- il publico e' ignorante
- il publico adora immedesimarsi in qualcuno che ignorante non e'
Ron Howard (Cinderella Man, A Beautiful Mind, The Grinch) ci propina 2h30 di film in un susseguirsi di enigmi e spostamenti.

Il film potrebbe durarne una in meno o dieci in piu', vista la sua struttura episodica. In ogni episodio i nostri eroi vanno in un luogo necessariamente conosciuto o per lo meno gia' sentito dal publico americano (cosa che a causa del primo assioma riduce il ventaglio di luoghi possibili a Parigi, Londra e la Banca di Zurigo), si trovano di fronte ad un complesso enigma, lo risolvono e partono per la prossima destinazione. Prima che possano partire, il cattivo arriva ed i nostri eroi sono costretti a darsela a gambe levate.
Apparentemente il miglior menu per il cattivo perfetto e' prendere darth maul, metterlo in candeggina e dargli un pendente per l'autolesionismo. Da quando Mel ha messo in croce il messia, le ferite sanguinanti sono facilmente associabili alla religione e aiutano il publico a capire che il cattivo in verita' e' anche un po' fuori di testa.
Aggiungete un poliziotto che sembra buono, ma poi sembra cattivo, ma poi sembra buono, per poter includere qualche scena d'inseguimento (la processione di monaci con i forconi sarebbe forse stata un po' anacronistica) ed avete tutti gli elementi necessari per un film che si guarda in verita' abbastanza volentieri. Mettete 5 minuti di grande tensione orchestrale per la sequenza finale ed avrete un publico che uscira' in contemplativo silenzio dalla sala prima di rendersi conto che in verita' non e' successo un granche'.

Tom Hanks e Audrey Tautou riescono a non far precipitare i gia' poco credibili personaggi principali e un Jean Reno che per una volta non brilla in modo particolare gioca il ruolo dell'uomo della polizia un po voltagabbana. Una nota di merito a Paul Bettany (l'amico immaginario di John Nash in a Beautiful Mind) che riesce a rendere il cattivo incappucciato l'unico personaggio veramente interessante del film.
E se non avete letto il libro, la trama puo' quasi risultare interessante.
Valutazione: ***