martedì, marzo 15, 2005

The Perfect Score

Kyle e Matt sono due liceali che un giorno fanno un brutto incontro con il SAT, test a crocette atto a quanto pare a segnare indelebilmente il destino del giovane americano.
Purtroppo per loro scoprono di essere più rimba di quanto pensassero e questo minaccia la piani per il loro avvenire, uno vuole fare l'architetto, l'altro vuole andare a studiare dove c'è già la sua morosa (gran piano questo), ma visto che si sentono dei duri a morire si impongono di fare qualcosa per ovviare all'annosa situazione.

Sono a due settimane dal test di recupero ma lo studiare par essere fuori discussione, tentano di andare a reclamare alla supercorporazione dei test scolastici (devo confessare che il perché la ditta che fa i test a crocette dovrebbe avere palazzi in ogni città d'america non l'ho mica ancora capita) dove vengono rimbalzati alla porta, infine decidono di rubare le domande del test che verrà.

Provano a rivolgersi a Francesca (Scarlett Johanson), figlia del padrone del palazzo in cui la supercorporazione dei test scolastici ha la sede cittadina, la quale oltre ad essere vergognosamente ricca è anche piuttosto inacidita con il mondo perché suo padre invece di elargirle paterno affetto preferisce spendere il suo tempo libero bottandosi squillo ad alta qualità.
Francesca pur dimostrandosi di primo acchito poco entusiasta del non ancora davvero escogitato piano dei nostri due, decide di essere anche lei della partita, non fosse altro perché la cosa pare potenzialmente divertente.

In una serie di goffamente rocambolesche mosse gli pseudo cospiratori in erba si vedono accidentalmente costretti a coinvolgere nel loro piano una serie di bizzarri personaggi nel loro piano.

Dapprima Kyle non trova niente di meglio che andare a raccontare del suo astuto quanto ancora nebuloso piano ad Anna (Elena Christensen, già figlia andata a male di Michael Douglas in Traffic), prima della classe andata in palla durante l'esame e con quel tipico look da brava ragazza dietro il quale più d'uno si convince si nasconda una gran porscelenta, questa va seduta stante a raccontarlo al suo miglior amico, astro nascente del basket la cui mamma non vuole che vada direttamente a fare i milioni nell'NBA ma pretende che prima faccia l'università (e che visto che era bravo a giocare a palla nessun professore gli ha mai chiesto nulla e non ha mai imparato nulla).

Kyle e Matt si accorgono che la situazione stà sfuggendo di mano e nella loro infinita lungimiranza trovano sensato discuterne nei bagni della scuola e si fanno così sentire da Roy, cinese cannaiolo seriale che nel suo pascolare strafatto per la scuola non è mai riuscito a tirare assieme grandi risultati; questi pur essendo stono non è così rincretinito da non subire il fascino della bella scoperta che fare un test sapendo già le risposte è più facile che senza, e decide di volere essere anche lui parte dell'operazione.

Inutile dire che le personalità dei sei sono tra loro molto variegate e spesso poco compatibili, comunque il film non si lascia trascinare troppo sullo psicologico; ad un certo punto, sul nascere di una discussione, Scarlett Johanson fa notare che a litigare, fare pace e condivedere vicendevolmente paturnie rischiano di finire a fare il Breakfast Club, e su questa battuta l'ombra del riflettere sul "o ma guarda come siamo in fondo tutti simili pur essendo tutti diversi" che poteva potenzialmente andare sul tormentante si spegne definitivamente.

Il film è palesemente una commedia, un po' più intelligente delle commedie sceme, ma questo non è un gran criterio maggiorante, divertente ma non demenziale; le menate psicologiche paiono stare lì a bella posta, risplendenti di banalità, solo per dimostrare che tutti hanno segreti e lati più o meno oscuri e quindi tantanvar star lì a menarsela più di tanto.

La scrittura è più che passabile, non priva di qualche guizzo (davvero apprezzabile ad esempio il monologo del cinesino a proposito di Street Fighter 2). Qua e là si ha qualche riferimento a film importanti che pur non aggiungendo nulla risultano simpatici.

A tratti può parere un attimino buonista-moralista, a mio avviso in modo più che altro utilitarista, giusto per far finta di non promuovere l'imbroglio scolastico, un po' alla "don't steal the music" delle pubblicità dell'iPod, la prossima volta metteteci un bel disclaimerino del genere "don't try it at your school" e non fate nemmeno finta, p.f.

In ultima analisi si tratta di un film divertente e nella sua completa futilità sufficientemente intelligente da non essere mai gratuitamente cretino, non male per un teen movie.

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