Bello, non impeccabile ma bello, grazie George.
Temevo il peggio e il peggio non c'è stato; Episode III non ha nulla a che vedere con quella suprema porcheria di Phantom Menace ed è smodatamente meglio del molto medio Clone Wars.
Gli jedi riacquistano un po' della dignità perduta, Yoda è finalmente saggio, Obi Wan dimostra infine un po' di valore, l'imperatore Papaltine sembra lasci un po' troppo al caso e si ha un po' l'impressione che le cose gli vadano per il verso giusto più perché Episode IV lo esige che altro, Anakin Skywalker e Padme (già regina Amidala) pur essendo un'autentico sfacielo non riescono a sciupare l'atmosfera del film, le battaglie sono davvero massiccie e spettacolari, Jar Jar Binks lo si intravede appena, alla fine i conti tornano.
L'epica tragicità dei finali del V e del VI episodio non la si raggiunge mai, ed è un peccato visto che trattandosi di un film dal finale piuttosto amaro avrebbe avuto senso una maggior senso di ineluttabilità nella (temporanea) affermazione del male.
In breve (e col senno di poi): questa seconda trilogia di SW avrei preferito non divenisse mai cosa, visto che questo non è stato il caso Episode III è in un certo qual senso la luce alla fine del tunnel.
Ancora una volta grazie George, grazie per la trilogia, quella vera, e grazie per aver alla fine dimostrato che se anche i giorni di gloria appartengono al passato il lato oscuro ancora non ti ha consumato del tutto.
mercoledì, maggio 25, 2005
mercoledì, maggio 11, 2005
Kingdom of Heaven
La vicenda parte da un giovane fabbro di nome Bailan (Orlando Bloom) la cui moglie e figlio sono da breve passati a miglior vita. Un uggioso e nevischieggante giorno di inizio inverno questi riceve la visita di Goffredo (Liam Neeson) che con l'eleganza di un caterpillar in un negozio di swaroski gli confessa di essere suo padre visto che in gioventù aveva più o meno violentato la mamma di Orlando (aggiungendo subito però che lei diceva di no ma intendeva di sì).
Quando l'Orlando risponde laconicamente con un silenzioso "mbé" (che in lingua d'Oc significa ma a me che mi frega di 'ste tue vicende che c'ho da tirarmi le storie) papà Liam, nel tentativo di ricostruire la famiglia, lo invita ad una crociata a Gerusalemme.
L'Orlando dapprima manda a faffa e lui e le sue idee del menga, e il Liam se ne riparte alla volta dell'est con la coda tra le gambe, in serata però il prete del villagio lo viene a trovare nella sua bottega e lo inziga oltre il consentito, all'Orlando viene su il fotone e prima lo inspiedinisce con un'arnese incandescente che stava costruendo e poi gli da fuoco.
All'epoca delle crociate dare fuoco al parroco era cosa che tendeva a rendere piuttosto impopolari, il buon Orlando che era tra l'altro stato persona piuttosto devota in passato decide di andare a cercare l'espiazione andandosene in medio oriente a fare a brandelli arabi, cosa che nella Francia del XII secolo, così come nell'Alabama del XXI, veniva considerata volontà di Dio.
Il buon vecchio Orlando ne vedrà di cotte di crude laggiù, e rivelerà doti inatteste per uno che fino al giorno prima non aveva fatto che ferrare i cavalli, sarà cavalliere (dopo aver imparato a duellare in un paio di giorni, roba che neanche il cepu) ma anche rabdomante ed ingeniere agricolo e poi amante di regine e addirittura potenziale ré (rifiuterà per motivi etici) e ancora condottiero, e tutto questo nello spazio di una manciata di settimane.
La Gerusalemme del 1100 è ricostruita in modo piuttosto minuzioso, quantunque sospetti ben poco accurato dal punto di vista storico, ed il risultato è parecchio spettacolare, risulta sotto tutti gli aspetti molto più viva de, ad esempio, la Roma del Gladiatore o la Babilonia di Alexander.
le crociate vengono dipinte come una sorta di circo equestre in cui timorati di Dio chiamati al martirio, barbuti proni alla violenza, chierichetti assetati di sangue, femmine lascive, guerrieri con sbandate mistico-pacifista-tolleranti e avventurieri di ogni risma combattono fianco a fianco.
La convivenza con i mussulmani sembrerebbe anche possible, a Gerusalemme vi è un infinita varietà di lingue, accenti, costumi, tratti somatici, usi e costumi, quasi che tutti i tagliagole del mediterraneo avessero deciso di fare l'Erasmus da quelle parti lo stesso semestre.
Templari hooligani e talebani ante litteram non ne vogliono sapere di fare i buonisti new age e si adoperano in ogni modo per arrivare ai ferri corti, cosa che in un luogo in cui bene o male tutti sono dei guerrafondai non risulta così complicata, ma se così non fosse il film non avrebbe alcuna storia da raccontare.
L'Interpretazione di Orlando Bloom è stata da più parti vituperata e imputata di rendere debole il film, credo sia ingeneroso, e sono piuttosto convinto che la pecca stia nella scrittura che pretende troppo dal personaggio di Bailan minandone la credibilità; il ruolo di Sybilla (Eva Green) avrebbe potuto essere un po' più significativo, comincia bene ma finisce con l'essere più che altro decorativa (non senza meriti comunque). Bravi pure lo sconosciuto Ghassan Massoud nel ruolo del Saladino e Jeremy Irons nel ruolo del disfattista che la sa lunga.
5 anni dopo il gladiatore Ridley ritorna con un film storicheggiante visivamente davvero impressionante; bisogna dire che i ritmi non sono esattamente forsennati e ciò lascia il tempo di ammirare la ricostruzione della Palestina di 900 anni fa (personalmente vado matto per queste cose ma a chi della storia non può fregargliene di meno la cosa potrebbe risultare un zic noiosa).
Per quel che mi riguarda comunque questo Kingdom of Heaven è davvero cosa buona.
Quando l'Orlando risponde laconicamente con un silenzioso "mbé" (che in lingua d'Oc significa ma a me che mi frega di 'ste tue vicende che c'ho da tirarmi le storie) papà Liam, nel tentativo di ricostruire la famiglia, lo invita ad una crociata a Gerusalemme.
L'Orlando dapprima manda a faffa e lui e le sue idee del menga, e il Liam se ne riparte alla volta dell'est con la coda tra le gambe, in serata però il prete del villagio lo viene a trovare nella sua bottega e lo inziga oltre il consentito, all'Orlando viene su il fotone e prima lo inspiedinisce con un'arnese incandescente che stava costruendo e poi gli da fuoco.
All'epoca delle crociate dare fuoco al parroco era cosa che tendeva a rendere piuttosto impopolari, il buon Orlando che era tra l'altro stato persona piuttosto devota in passato decide di andare a cercare l'espiazione andandosene in medio oriente a fare a brandelli arabi, cosa che nella Francia del XII secolo, così come nell'Alabama del XXI, veniva considerata volontà di Dio.
Il buon vecchio Orlando ne vedrà di cotte di crude laggiù, e rivelerà doti inatteste per uno che fino al giorno prima non aveva fatto che ferrare i cavalli, sarà cavalliere (dopo aver imparato a duellare in un paio di giorni, roba che neanche il cepu) ma anche rabdomante ed ingeniere agricolo e poi amante di regine e addirittura potenziale ré (rifiuterà per motivi etici) e ancora condottiero, e tutto questo nello spazio di una manciata di settimane.
La Gerusalemme del 1100 è ricostruita in modo piuttosto minuzioso, quantunque sospetti ben poco accurato dal punto di vista storico, ed il risultato è parecchio spettacolare, risulta sotto tutti gli aspetti molto più viva de, ad esempio, la Roma del Gladiatore o la Babilonia di Alexander.
le crociate vengono dipinte come una sorta di circo equestre in cui timorati di Dio chiamati al martirio, barbuti proni alla violenza, chierichetti assetati di sangue, femmine lascive, guerrieri con sbandate mistico-pacifista-tolleranti e avventurieri di ogni risma combattono fianco a fianco.
La convivenza con i mussulmani sembrerebbe anche possible, a Gerusalemme vi è un infinita varietà di lingue, accenti, costumi, tratti somatici, usi e costumi, quasi che tutti i tagliagole del mediterraneo avessero deciso di fare l'Erasmus da quelle parti lo stesso semestre.
Templari hooligani e talebani ante litteram non ne vogliono sapere di fare i buonisti new age e si adoperano in ogni modo per arrivare ai ferri corti, cosa che in un luogo in cui bene o male tutti sono dei guerrafondai non risulta così complicata, ma se così non fosse il film non avrebbe alcuna storia da raccontare.
L'Interpretazione di Orlando Bloom è stata da più parti vituperata e imputata di rendere debole il film, credo sia ingeneroso, e sono piuttosto convinto che la pecca stia nella scrittura che pretende troppo dal personaggio di Bailan minandone la credibilità; il ruolo di Sybilla (Eva Green) avrebbe potuto essere un po' più significativo, comincia bene ma finisce con l'essere più che altro decorativa (non senza meriti comunque). Bravi pure lo sconosciuto Ghassan Massoud nel ruolo del Saladino e Jeremy Irons nel ruolo del disfattista che la sa lunga.
5 anni dopo il gladiatore Ridley ritorna con un film storicheggiante visivamente davvero impressionante; bisogna dire che i ritmi non sono esattamente forsennati e ciò lascia il tempo di ammirare la ricostruzione della Palestina di 900 anni fa (personalmente vado matto per queste cose ma a chi della storia non può fregargliene di meno la cosa potrebbe risultare un zic noiosa).
Per quel che mi riguarda comunque questo Kingdom of Heaven è davvero cosa buona.
martedì, maggio 10, 2005
The Interpreter
Nicole Kidman è interprete all'ONU, nottetempo si reca nella sua cabina di traduzione a prendere cose che aveva dimenticato lì e per qualche alchimia della tecnologia fonica attuale in una cuffia sente bisbigliare un piano per assassinare qualcuno in dialetto Ku del Matobo, conosciutissimo stato dall'africa subsahariana, che solo lei al di fuori dell'Africa parla.
Dapprima non se ne cura più di tanto, nessuno sarebbe così scemo da complottare qualcosa nella sala dell'assemblea generale dell'ONU, e se anche lo fosse sicuramente si premurerebbe che i microfoni siano spenti, poi però decide di rivolgersi alla polizia.
Il punto cruciale della vicenda è che lei è in effetti cresciuta nel Matobo, ed è anche per questo che parla le lingue del luogo, ci sono altre 70 lingue che uno studierebbe prima del dialetto Ku, ivi comprese il klingon e l'elfico, e tra le altre cose ha laggiù tra gli altri un fratello iperfacinoroso che le ha tolto il saluto perché lei non lo era abbastanza, un amico fotografo e un ex-moroso, tale Xosa, trascinatore di folle che l'aveva disfesciata sulla base del fatto che se bangarsi la superbonazza bionda è divertente disfesciarla ha un che di chic.
Col passare del tempo si capisce che l'assassinando dovrebbe essere il presidenze Desmond Zuwani, uno che dovrebbe essere africano ma che in realtà ha gli occhi azurri e sembra più che altro un tedesco che si sia fatto tre mesi filati a Maiorca, un tempo benefattore e liberatore di popoli ma che col tempo ha deciso che ci si divertiva di più ad avere i rubinetti d'oro e a ordire massacri.
Zuwani è tra le altre cose responsabile della tragica morte dei genitori di Nicole Kidman.
Altro personaggio della vieppiù incomprensibile vicenda è Kuman Kuman, oppositore di Zuwani ma anche di Xosa, ex ministro in esilio a New York e fautore della globalizzazione più selvaggia ma che per mantenera una facciata di credibilità come leader popolare va in giro in autobus.
Durante il film muore parecchia gente, un sacco vengono fatti fuori da una sorta di cugino cattivo di Faithless che per esclusione ho dedotto lavori per il presidente Zuwani, altri personaggi malvagi sono un olandese che è un po' l'avvocato Kobayashi del presidente Zuwani, un interprete cretino coi ricciolini che si fa ammazzare quasi subito, e soprattutto Sean Penn.
Sean Penn è un agente dell'FBI il cui compito è proteggere i dignitari stranieri, gran frequentatori di night club a quanto pare, Sean è piuttosto incattivito con il mondo perché la sua quasi ex-moglie qualche settimana prima aveva chiesto scusa e di poter tornare a casa ma poi era passata a miglior vita schiantandosi in auto prima di poterlo effettivamente fare, quindi l'occasione di un po' di terapeutico far saltare in aria il cervello ai cattivi gli pare particolarmente ghiotta.
Dopo un sacco di morti, e dopo che Sean e Nicole si sono fatti vicendevolmente da telefono amico per svariate ore, la vicenda si chiude, il presidente cattivo e l'avvocato olandese finiscono in prigione, Nicole se ne torna in Matobo a farsi passare il mal d'Africa e Sean sul pensieroso andante si appresta a tornare a compiti quali evitare che il console inglese ubriaco fradicio si metta a guidare sulla destra.
Il film è in fondo fin mica male, regia e fotografia più che oneste (davvero suggestive alcune sequenze panoramiche di New York), la storia avrebbe anche un certo senso ma è purtroppo priva di guizzi particolari, il fatto che buona parte dei cattivi abbia dei nomi impossibili da ricordare per un europeo a volte non aiuta, che Kidman e Penn non abbiano più niente da dimostrare a nessuno non è certo una novità (con attori di calibro inferiore il film sarebbe stato probabilmente appena sopra la sufficienza), e alla fine il film risulta godibile anche se si è ben lungi da gridare al capolavoro.
Dapprima non se ne cura più di tanto, nessuno sarebbe così scemo da complottare qualcosa nella sala dell'assemblea generale dell'ONU, e se anche lo fosse sicuramente si premurerebbe che i microfoni siano spenti, poi però decide di rivolgersi alla polizia.
Il punto cruciale della vicenda è che lei è in effetti cresciuta nel Matobo, ed è anche per questo che parla le lingue del luogo, ci sono altre 70 lingue che uno studierebbe prima del dialetto Ku, ivi comprese il klingon e l'elfico, e tra le altre cose ha laggiù tra gli altri un fratello iperfacinoroso che le ha tolto il saluto perché lei non lo era abbastanza, un amico fotografo e un ex-moroso, tale Xosa, trascinatore di folle che l'aveva disfesciata sulla base del fatto che se bangarsi la superbonazza bionda è divertente disfesciarla ha un che di chic.
Col passare del tempo si capisce che l'assassinando dovrebbe essere il presidenze Desmond Zuwani, uno che dovrebbe essere africano ma che in realtà ha gli occhi azurri e sembra più che altro un tedesco che si sia fatto tre mesi filati a Maiorca, un tempo benefattore e liberatore di popoli ma che col tempo ha deciso che ci si divertiva di più ad avere i rubinetti d'oro e a ordire massacri.
Zuwani è tra le altre cose responsabile della tragica morte dei genitori di Nicole Kidman.
Altro personaggio della vieppiù incomprensibile vicenda è Kuman Kuman, oppositore di Zuwani ma anche di Xosa, ex ministro in esilio a New York e fautore della globalizzazione più selvaggia ma che per mantenera una facciata di credibilità come leader popolare va in giro in autobus.
Durante il film muore parecchia gente, un sacco vengono fatti fuori da una sorta di cugino cattivo di Faithless che per esclusione ho dedotto lavori per il presidente Zuwani, altri personaggi malvagi sono un olandese che è un po' l'avvocato Kobayashi del presidente Zuwani, un interprete cretino coi ricciolini che si fa ammazzare quasi subito, e soprattutto Sean Penn.
Sean Penn è un agente dell'FBI il cui compito è proteggere i dignitari stranieri, gran frequentatori di night club a quanto pare, Sean è piuttosto incattivito con il mondo perché la sua quasi ex-moglie qualche settimana prima aveva chiesto scusa e di poter tornare a casa ma poi era passata a miglior vita schiantandosi in auto prima di poterlo effettivamente fare, quindi l'occasione di un po' di terapeutico far saltare in aria il cervello ai cattivi gli pare particolarmente ghiotta.
Dopo un sacco di morti, e dopo che Sean e Nicole si sono fatti vicendevolmente da telefono amico per svariate ore, la vicenda si chiude, il presidente cattivo e l'avvocato olandese finiscono in prigione, Nicole se ne torna in Matobo a farsi passare il mal d'Africa e Sean sul pensieroso andante si appresta a tornare a compiti quali evitare che il console inglese ubriaco fradicio si metta a guidare sulla destra.
Il film è in fondo fin mica male, regia e fotografia più che oneste (davvero suggestive alcune sequenze panoramiche di New York), la storia avrebbe anche un certo senso ma è purtroppo priva di guizzi particolari, il fatto che buona parte dei cattivi abbia dei nomi impossibili da ricordare per un europeo a volte non aiuta, che Kidman e Penn non abbiano più niente da dimostrare a nessuno non è certo una novità (con attori di calibro inferiore il film sarebbe stato probabilmente appena sopra la sufficienza), e alla fine il film risulta godibile anche se si è ben lungi da gridare al capolavoro.
mercoledì, maggio 04, 2005
Aspettando Episode III
Faccio parte di quel mezzo miliardo di persone che avrebbero ben preferito subire un giro di chiglia attorno ad una portaerei piuttosto che vedere Episode I, Episode II è stato un sollievo nel senso che ha dimostrato che forse una lenta redenzione è possibile, avrei voluto snobbare Episode III e vedermelo in segreto non appena fosse stato possibile mettere le mani su di un dvd ma poi una persona di fiducia ha chiamato dicendo che aveva i biglietti per la première (00:45 roba da stakanovisti) e come si fa a dire di no.
Non nutro sperticate speranze per quel che riguarda la qualità del film, ma sicuramente levarsi dalle palle Lucas sarà liberatorio. Va anche detto che è piuttosto strano andare a vedere un film in cui si sa che i cattivi prevarranno, considerando però che gli unici jedi non rimbambiti sono in formato fantasmino bluastro, che verrà sradicata dalla galassia l'insopportabile razzaccia di cui fa parte jar jar binks, che la faccia da sberloni di Hayden Christensen verra infine celata dietro la ben più rassicurante maschera di Darth Vader devo dire che in fondo questo Episode III non promette poi così malaccio.
Non nutro sperticate speranze per quel che riguarda la qualità del film, ma sicuramente levarsi dalle palle Lucas sarà liberatorio. Va anche detto che è piuttosto strano andare a vedere un film in cui si sa che i cattivi prevarranno, considerando però che gli unici jedi non rimbambiti sono in formato fantasmino bluastro, che verrà sradicata dalla galassia l'insopportabile razzaccia di cui fa parte jar jar binks, che la faccia da sberloni di Hayden Christensen verra infine celata dietro la ben più rassicurante maschera di Darth Vader devo dire che in fondo questo Episode III non promette poi così malaccio.
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