domenica, ottobre 02, 2005

Snow White

Dramma romantico di fabbricazione svizzera.

Lo sfondo è quello della szene degli andati ammale zurighesi, lei (Nico, impersonata dalla francese Julie Fournier) è una Kate Moss della Goldküste che conduce un'esistenza da Übertussie e non disdegna farsela con soggetti che non sfigurerebbero ad un ipotetico cartello di medellin meets mafia russa. Lui (Paco alias Carlos Leal dei Sens Unik) è il frontman di un gruppo rap di successo, è socialmente impegnato e di sicuro non gli si può imputare di mandargliele a dire a quelli che non gli vanno a genio.



I due si incontrano ed è grande passione. Lei viene affascinata dal fatto che lui sia sicuro di sé e di successo maglrado non si strafaccia ma invece sia piuttosto salutista. Lui viene affascinato dal fatto che lei riesca a formulare frasi di senso compiuto e sia tutto sommato simpatica malgrado non vada in giro con pullover di lana e cuffia peruviana ma invece sia una superbonazza fashion addicted (nonché cocainomane, ma questo lui all'inizio non lo sa).

Va detto che sembra plausibile che Nico tenda a somatizzare le difficoltà di rapporto con il padre, businnesman di successo piuttosto generoso quando si tratta di cash, meno in quanto a dare a trà, mettendosi con uomini sensibilmente più anziani di lei, all'inizio del film passa da Boris, mogul della szene che ha più del doppio dei suoi anni a Paco più vecchio di lei di almeno una dozzina d'anni. Il film non si addentra negli aspetti Freudiani della vicenda.


A rendere le cose complicate vi è però la tendenza di Nico a cacciarsi in guai di dimensione vieppiù ciclopica e quella di Paco di essere poco propenso ai compromessi e la sua assoluta mancanza di flessibilità riguardo un'infinità di cose.

In una spirale pericolosamente discendente Nico si trova a scendere nei più reconditi meandri del grigio sottobosco della Zurigo da bere, al seguito della sua migliore amica Wanda, sorta di aspirante amica di Calissano che in quei giri ci sguazza.

Quasi un climax di drammaticità la storia giunge ad un punto di svolta cui segue un surreale ed evocativo finale aperto ma tutto sommato ottimista. Non è Requiem for a dream insomma, anche se a tratti lo richiama un po'.


Il film vanta di un'impeccabile realizzazione tecnica, cosa non scontata per una produzione europea e mantiene un buon ritmo per tutta la sua durata. Un plauso ai protagonisti, Julie Fournier offre un'interpretazione credibilissima e Carlos Leal non sfigura, quantunque il suo personaggio sia un tantino troppo il cliché dell'alterno gran tiratore di storie e un po' cagacazzo. I personaggi secondari sono ben caratterizzati anche se a tratti tendono alla caricatura e allo stereotipo, e nel complesso gli spicchi di Zurigo rappresentati nel film risultano verosimili.


Piccola nota: il film è in züritütch, francese e inglese, ho l'impressione che il capire almeno un minimo di svizzero tedesco sia necessario per poterlo apprezzare fino in fondo.

Il titolo dovrebbe derivare dal soprannome che Boris dà a Nico, i richiami alla cocaina sono però evidenti, visto che quest'ultima pare essere l'hobby a tempo pieno di buona parte dei protagonisti del film.

Valutazione: ****

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