
Recensione tardiva per questo pregievole giallo firmato da sua maestà Spike Lee in persona.
Clive Owen è perfido rapinatore di banca con IQ da 230 e sfera magica per prevedere il futuro, Denzel Washington è poliziotto integro e un po' idealista ma cosciente che al volger del giorno in sera na ha salvati più la realpolitik della penicillina, Jodie Foster è perfida faccendiera che di tutti conosce gli altarini e che su questo basa una lucrativa carriera di raddrizzatrice di cose storte per gente che ha e che sa.
Delineare una trama senza spoilerare è in questo caso un difficile esercizio d'equilibrismo, quindi è più salubre limitarsi ad enumerare qualche elemento che l'osservatore più attento avrebbe già potuto evincere da un'analisi della locandina.
Clive Owen guida un gruppo di rapinatori ad una presa di ostaggi all'interno di una banca di Manhattan. Denzel Washington viene incaricato di gestire la situazione e di mediare con i criminali. Tra i due si sviluppa una sfida all'ultima arguzia in cui entrambi sono forti della certezza di saperla più lunga dell'altro, mentre lo spettatore che sa che uno dei due si sbaglia viene lasciato in un dubbio che perdurerà fino alla fine del film.
Il gran patron della banca ha un segreto che vuole resti tale e le cui prove invece di aver gia da tempo preso la via del macero giacciono nelle segrete della banca. Convinto che la miglior via per far restare il passato tale sia andarsene in giro a dar adito a sospetti, incarica Jodie Foster di andare a ficcare il naso. Avesse fatto l'uomo sandwich con su scritto "sono losco, ma davvero losco" il risultato non sarebbe stato altrettanto efficace.

Sulla base del gioco tra i tre protagonisti il film si svolge intricato e ricco di colpi di scena, di quei film che all'apparire del "nessun animale è stato maltrattato..." sul finire dei titoli di coda hai appena cominciato a raccapezzarti sul com'era in realtà la vicenda raccontata.

Lo Spike non nega lo spazio per delle brevi apparizioni di una serie di personaggi secondari ma indubbiamente colorati e che rendono più vivo lo sfondo in cui la storia si svolge, che, e non poteva essere altrimenti, è la Nuova York post 9/11 e post Giulianesca.
Un film brillante ed intelligente a volerla dire breve.
Valutazione: ****
1 commento:
Ciao balmy, bello risentirti.
La lingua originale è una forma di snobbismo che cerco di applicare anche ai libri, dove forse è un po' superflua.
Quando ho scritto la recensione di Thank you for Smoking mi sono accorto che quella di Inside Man era belle che pronta da due mesi buoni (mancavano solo le foto), solo che me n'ero scordato, anche perchè negli ultimi tempi non sono più stato al cinema.
L'ispirazione non va assolutamente sforzata, come dice l'uomo di buon senso "quando non hai niente da dire considera il silenzio".
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