lunedì, agosto 28, 2006

Thank you for smoking (@imdb)


Thank you for smoking è un film divertente e che va giù in un sol boccone.

In sostanza un one man show ruotante attorno alla figura di Nick Naylor (Aaron Eckhart, già buono generico in film di basso calibro come The Core, o cattivo con stile in film di calibro giusto un pelo superiori come The Paycheck), di professione portavoce della lobby del tabacco, il film racconta di una manciata di giorni di quella che dovrebbe essere le quotidianità di Nick.

L'industria del tabacco traballa sull'orlo della crisi di nervi, il salutismo imperversa, azioni legali di massa corrono per il paese, e nell'immaginario collettivo il fumo non è più parte integrante dell'allure della gente che piace. Ed ecco dunque Nick barcamenarsi tra talk show con ragazzini malati di cancro, agenti di Hollywood in crisi di identità (un piuttosto brillante Rob Lowe, tanto d'una volta non bistrattato da Mike Meyers) tramite i quali spera di ripiazzare la sigaretta in bocca non solo ai cattivi dei film, o a rendere visita al ormai morente cowboy della Marlboro prima version (il cowboy narrante de Il grande Lebowsky Sam Elliott). Nel contempo si trova a gestire un rapporto con suo figlio Joey (Cameron Bright, già inquietante bimbo di Godsend) in sé più che buono ma che deve fronteggiare tanto l'acidità della madre/ex-moglie quanto il fatto che Joey cominci a porsi delle sincere domande su quanto sia giusto o sbagliato.

È facile immaginare che ad essere il portavoce dell'industria del tabacco si rischierebbe di venirne fuori maluccio da un concorso di popolarità. Ed in effetti la cerchia di amici di Nick si riduce ad un paio di altre persone che condividono con lui il fatto di essere il volto di industrie non automaticamente suscitanti le simpatie del grande pubblico: la rappresentante della lobby dei produttori d'alcool (Maria Bello, già propietaria del Coyote Ugly) e quello della lobby delle armi.

Nemesi di Nick, o aspirante tale, è il senatore Ortolan Finistirre (William H. Macy, ex bambino prodigio quizzista di Magnolia) il cui ridicolo nome ben si sposa con l'efficacia del suo operato, e che nell'intervallo di tempo raccontato dal film mira all'istituzione di una legge che obblighi che sui pacchetti di sigarette venga stampato, a ricordare di come il fumo uccida, un orripilantemente disegnato insieme di teschio e croce di tibie.

Nel tutto sommato quieto vivere dei personaggi sin ora descritti viene ad inserirsi l'aspirante giornalista Heather Holloway (la già scassapalle dagli occhioni tristi di Dawson Creek nonché neomamma dei figli virtuali di Tom Cruise, Katie Holmes) che dietro a sorrisoni smaglianti ed ammalianti nasconde intenti ben più crudeli.

Ruolo breve ma intenso è quello di Robert Duvall, nei panni di "The Capitan", gran patriarca dell'industria del tabacco, per il quale Nick è con una buona approssimazione il figlio che questi non ha mai avuto.


Il film, scritto e diretto da Jason Reitman, figlio di Ivan "Ghostbusters" Reitman, è scritto bene: brillante nei dialoghi ed evita elegantemente la trappola del buonismo moral/sentimentalista. Tutti i personaggi, bambini non esclusi, hanno al fondo una discreta base di cinismo e humor, ciò che permette loro di fare quello che fanno senza troppe remore ma anche senza particolari crudeltà d'intento. Il cast è appropriato e di ottima levatura, e questo detto gli ingredienti per un film almeno discreto ci sono tutti.
Messaggi profondi io non ne ho saputi leggere, il tutto è però intelligentemente divertente e ben confezionato, e Aaron Eckhart supera in modo convincente l'esame da protagonista che riesce trascinare per tre qurti del tempo la baracca tutto da solo.

Valutazione: ****

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