
Divertente come un sabato pomeriggio di shopping durante i saldi.
Meryl Streep è Miranda, impietosa clone di Crudelia de Mon ed autorità suprema in importantissima rivista di moda che non viene chiamata Vogue, immagino, per questioni di diritti e per il fatto che Vogue non voglia essere dipinta come rivista diretta da un'altezzosa egomaniaca che se il narcisismo uccidesse starebbe a contar radici da un gran pezzo.

Anne Hathaway è Andy, dolce ragazza della porta accanto (+ tette grandi) tutta acqua e sapone e sane ambizioni. Per cominciare a coronare il suo sogno di diventare giornalista, si ritrova alle di dipendenze della dispotica Miranda in un luogo in cui le scarpe sono tutto e le segretarie sembrano top model (in effetti una di loro è intepretata dalla morosa a mesi alterni del Di Caprio Giselle Bündchen).
Sul principio Andy cerca di fare resistenza passiva alla futilità dell'ambiente in cui si muove, in fondo lei ha più alti valori e principi. Poi, dopo un paio di settimane al massimo, si trasforma in modo repentino una fashion addicted in fase terminale, tanto la roba gliela danno a gratis. In un ambiente in cui una cocainomane isterica che ti infila una forchetta nel dorso della mano viene considerata gentile perchè almeno non t'ha cavato un occhio, i modi civili di Andy cominciano, col tempo, a venir apprezzati e lei si trova a muovere i primi passi nella giusta direzione.

Purtroppo il prezzo da pagare è l'alienazione dai suoi vecchi amici, meno di una manciata invero, ed in particolare con il suo ragazzo dal look grunge e dal tenebroso fascino del cagacazzo convinto di saperne perennemente una più di Bertoldo. In piena filosofia della y generation costoro tollerano male chi spende il tempo a fare il workaholismo invece di consumarsi in infiniti pomeriggi a discutere di feng shui e celestini.
Inutile dire che ora della fine del film tutto volgerà più o meno al meglio e tutti saranno più buoni e felici.
Questo film è un po' deboluccio. Meryl Streep è, come al solito, convincente, ma il suo è un ruolo solo di supporto e il film si trova a ruotare attorno alla figura di Andy che ha lo spessore psicologico di un cecio e che sembra uscito da uno di quei film fatti per i bambini nella convinzione che i bambini siano tutti sempre deficienti.

La camera indugia spesso e volentieri sui giganteschi occhioni scuri della Hathaway, che, se necessario, si colmano di lacrime, ed è superficiale su quello che sono vestiti ed accessori. Cose, quest'ultimi, che in realtà dovrebbero avere un ruolo assai più importante visto che il film vorrebbe raccontare di come una persona che se ne riteneva immune scivoli nel baratro della fashion addiction.
Valutazione: ***
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