
È impossibile dimenticare Eddie il Bello de “Le Iene” oppure lo schizofrenico Chez de “I fratelli” (“The Funeral” di Abel Ferrara, 1996). Come tanti attori della sua generazione diventati poi famosi anche Chris è stato lanciato dal film “Rusty il selvaggio” (“Rumble Fish” di F.F.Coppola, 1983) al fianco di Matt Dillon e tanti altri. Ha poi fiancheggiato un giovanissimo Tom Cruise in “Il ribelle” (“All the Right Moves, 1983) e l’anno dopo Kevin Bacon nel mitico “Footloose”. Proprio come quest’ultimo, che è sicuramente più conosciuto dal grande pubblico perché più volte protagonista, non ha mai fatto il grande salto che sono riusciti a fare i suoi compagni dei primi film. Si è lanciato però in una brillante carriera da comprimario con picchi di bravura appunto nei due film citati sopra. Con Tarantino ne “Le Iene” non fuoriesce dal coro di quel gruppo di ottimi attori che ha interpretato il film, ma la sua performance resta significativa. Ne “I fratelli” è al fianco di Vincent Gallo e Christopher Walken, e non solo è alla loro altezza, li sovrasta letteralmente con una prova che gli vale il premio quale migliore attore non protagonista al festival di Venezia del 1996. In questo film è il classico italo-americano affranto dalla morte del fratello

Anche in altri film è spesso un gangster, che è il suo ruolo ideale. È un ottimo cattivo, un cattivo da sparatoria ravvicinata, come nella stupenda scena finale di “Una vita al massimo” (“True Romance” di Tony Scott (sceneggiatura Tarantino), 1993 con C. Slater e altri). Poteva benissimo incarnare il boss Tony Soprano dell’omonimo telefilm, lo stile è quello, forse ancora più violento. Ma è più tirapiedi che capo, è più quello che fa il lavoro sporco, che elimina gli incomodi, un Donnie Brasco carriera natural durante. Anche quando fa il poliziotto è un duro ed è uno scagnozzo di Nick Nolte assieme a Chazz Palminteri e Michael Madsen, un gruppo speciale di sbirri – la “Hat Squad” – nella Los Angeles anni ’50 decisi a usare le buone o le cattive per sapere la verità sulla morte di Jennifer Connelly in “Scomodi Omicidi” (“Mulholland Falls”, 1996).
Ultimamente è apparso in “Rush Hour”, “Starsky&Hutch” e in “After the Sunset”, che – lo dico tra parentesi, ma indignato – NON è il sequel di “Before the Sunset” come scrive il Corriere del Ticino di oggi (26.1.2006). “Before Sunset” (senza “the”!) con Ethan Hawke e Julie Delpy è il romantico sequel del romantico “Before Sunrise”, invece “After the Sunset” è il film con Pierce Brosnan e Salma Hayek che rubano gioielli sullo sfondo dei Caraibi.
Ecco, solitamente era Chris a chiudere un film con una qualche sparatoria o una qualche esecuzione, era lui a spegnere la vita ai suoi avversari cinematografici, adesso è arrivato il suo turno, ma nella vita reale. Adios Chris. Farewell.

Io l’ho sempre visto e apprezzato come Chris Penn, non come fratello-di-Sean-Penn, per questo motivo ho scritto queste due righe di congedo.
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