The Manchurian Candidate
Se mi è stato chiesto di scrivere due righe a propos del film di ieri deve proprio significare che il Manchuriano ha avuto effetti deleteri non solo sulla mia di psiche.
Due piccole note:
1) oggi non posso lavorare perché c'è un supervecc che stà installando il nuovo notebook, visto che mi stavo rompendo le palle ho vagato per l'allianz con il vecchio pc sotto braccio finché ho trovato una docking station smarrita da qualcuno in una sala riunioni, il che fa notare quanto lavorino bene le corporation nella Top 500 di forbes, quindi pensare che entità di questo genere possano in qualche modo cospirare, a qualunque livello, è davvero fantascienza.
2) l'altro giorno leggendo i commenti su imdb ho visto che il nome tecnico per delle descrizioni che svelano pezzi della trama e che quindi rischiano di rovinare la suspence si chiamano spoiler, praticamente tutto quel che segue è uno spoiler.
Il film non è malfatto, ottima realizzazione, bella fotografia, attori un sacco bravi, tanti premi oscar, Denzel da solo è buono a tenere in piedi un film, il cicciobello presidenziale si difende, Meryls Streep è come al solito più brava che bella.
Il Soggetto: un conglomerato militar/industriale che fa miliardi con contratti con la difesa e desidera farne ancora di più si lancia in un'oscura operazione al fine di far eleggere un presidente fantoccio, figlio rincoglionito di un navigato quanto scaltro politico.
Ora visto che per vedersi una vicenda del genere basta guardarsi gratis il W alla CNN, l'hollywoodiano sceneggiatore della vicenda ha deciso che era il caso di inventarsi qualcosa in più; avantutto la par conditio, visto che non si voleva far sembrare la vicenda un'invettiva contro i repubblicani (che da queste parti mai se n'è visto uno, ma in america probabilmente sono una consistente parte del pubblico) si è deciso di fare della megera tramatrice una sorta di sosia di Hillary Clinton (e qui dico povera Meryl, non che sia davvero una gran bella donna, ma insomma è comunque una star di hollywood) e seppure mai viene detto esplicitamente il partito del candidato Manchuriano è quello democratico (o almeno a casa mia il partito blu che corre contro il partito rosso che vince in texas non mi spuzza tanto di GOP).
La Hallyburton (ecco non volevo dirlo perché mi sembrava fin troppo triviale ed invece mi è scappato) della situazione si chiama Manchurian Global, abbastanza etnica peraltro, anzi a vedere riuniti i gran lup dellla corporazione sembra di assistere all'United Colors of Benetton goes public, mette le mani su di una tecnologia di mind control sviluppata da uno scienziato pazzo sudafricano, in realtà piuttosto cretino visto che potrebbe usarla lui per prendere il potere sul mondo, e decide di utilizzarla in un'improbabile cospirazione della durata di una dozzina di anni: dei soldati durante la guerra del golfo vengono prelevati, gli viene fatto il lavaggio del cervello, vengono convinti a far sì che uno di loro riceva la medaglia del non so che del congresso, affinché questo anni dopo possa buttarsi in politica e una quindicina di anni dopo correre per la casa bianca.
Ora dico che razza di cospiratore ordirebbe mai un piano così scemo, o per lo meno mi si conceda che se sti Manchuriani ambiscono a controllare il mondo, la prendono piuttosto larga.
Complice in questa macchinazione è la mamma senatrice di sto poro diavolo di un candidato manchuriano che si è arrabbiata tantissimo perché il figliuolo se la spassava con il prototipo della brava ragazza, tra l'altro figlia di un altro senatore impersonato da Jon Voight (cui comunque hanno fatto un torto visto che nel mondo reale ha generato Angiolina e in questo
film come figlia gli hanno dato una sorta di anoressica dagli occhioni di ghiaccio) che ai miei occhi di profano mi pare non proprio il peggio partito, è vero cha sul finale si intuisce una sorta di morboso rapporto incestuoso tra mamma Meryl e il cicciobello, ma la cosa mi faceva un po' senso e ho deciso di non captarla (tra l'altro se uno vuole fare il presidente non è il caso di avere tra gli scheletri nell'armadio l'incesto, il pubblico americano, e di qualunque altra parte del mondo, ti perdona se ti fai fare un pompino dalla stagista invacchita, se in giro non c'era di meglio, ma la mamma è la mamma), ha messo i bastoni tra le ruote della relazione e ci ha consigliato alla sorta di scheletro coi capelli + occhioni di disfesciarsi dal giaciglio del suo pargoletto, il figlio se le pigliata male ed è partito per il golfo, e allora la mamma ha deciso di farlo trasformare in una sorta di pupazzo telecomandato.
A salvare il mondo ci pensa il Denzel, che pur essendo telecomandato anche lui e avendo allucinazioni da mane a sera riesce comunque a spacciarsi per persona normale, un po' per caso scopre la macchinazione planetaria in atto, un po' per caso casca su di una superagente del FBI che ancora mi sfugge che ci facesse da quelle parti, la quale alla fine riesce 1) a coprire il fatto che il Denzel accoppa con un colpo solo e Manchuriano (che nel frattempo era diventato vicepresidente) e mamma cospiratrice, 2) a distruggere la Manchurian Global Corporation facendo modificare con il photoshop un frame di una telecamera di sorveglianza e riuscendo così ad incastrare (non ho ben capito come) la corporazione più potente del mondo.
La tizia è davvero il deus ex machina della situazione, ci mancava solo che guardasse fuori bene... ma in questo film spazio per belle donne non ce n'era proprio.
Piccolo dettaglio ma comunque degno di nota sono le news che vengono trasmesse nello scroller in fondo allo schermo durante i vari telegiornali che si vedono durante il film, ne ricordo solo una che diceva una cosa del genere "W-Mart sales top 40 trillion $", totale.
Alla fine questo film, mi ha fatto ridere... suo maglrado.
martedì, novembre 16, 2004
giovedì, ottobre 28, 2004
The Bourne Supremacy
Se qualcuno ricorda il finale di TB Identity, si aveva il Matt che raggiungeva la Franka, la quale, pensando che l'uomo della sua vita si fosse fatto accoppare nel pirotecnico finale del film, da buona tedesca era andata a ritrovare se stessa a Maiorca, dove aveva aperto un affitta scooter; il pacchiano finale del film voleva i nostri due limonanti tra i motorini con il vento tra i capelli e il sole che si abbassava sul mare.
TB Supremacy comincia con i nostri due che nel frattempo hanno cambiato continente e vivono da turisti un po' alterni a Goa, India, il bel Matt continua ad avere gli incubi in cui riaffiorano piccoli frammenti della memoria cancellata dall'amnesia, ma la vita da milionario perennemente in vacanza sembra permettergli di condurre un'esistenza tutt'altro che tragica, insomma l'introspezione da club med aiuta a far mandar giù le cose.
A rompere l'idillio arriva, inviato dal cugino malvagio di Abramovich, quello che in Lord of the Ring faceva il biondo capo dei rohrimm, qui in versione ceceno prole di peripatetica, il quale però si fa sgamare dai poteri paranormali di Matt Damon il quale, grazie a qualche potere jedi che il capace sceneggiatore ha deciso di non approfondire, si accorge della oscura e minacciosa presenza e decide di darsi alla fuga; dopo un ben realizzato ma ciò non di meno triviale inseguimento per le vie della città (aspettavo l'elefante, datemi l'elefante, dov'è l'elefante... acc niente elefante, crollo repentino dell'indice di trivialità) si consuma il dramma e Franka Potente passa a miglior vita, dramma in realtà necessario quanto liberatorio, avantutto perché la storia ha da andare avanti, secondariamente perché si sa che la Frau Potente nel blockbuster c'è per finir male (vedi Blow) ed infine perché insomma la statura da superstar non è che ce l'abbia proprio tutta.
Fuori Franke e dentro Julia (Stiles), un po' più infaccionita del solito, non porta assolutamente nulla alla vicenda, se proprio si doveva mettere qualcuna a fare la bella statuina si sarebbe potuto scegliere meglio, meglio che se ne torni a fare i film dove si balla; dalla sua ha che non infescia troppo a lungo.
Il film prosegue con un intricatissimo intrigo cui si può benissimo non prestare alcuna attenzione, visto che anche senza comprensione alcuna della vicenda si intuisce sempre chi è bravo, chi è cattivo, chi muore e quando... il buon vecchio Matt si dimostra ottimo attore e in sostanza tiene in piedi il film, lo sceneggiatore lo bisognerebbe utilizzare come esca per la pesca allo squalo bianco, visto che il libro da cui il film è tratto è a quanto ricordo ben scritto (è passato tanto tempo non ricordo
bene) mentre la trama del film sfocia spesso e volentieri nel ridicolo, indicibilmente ridicolo il teatrino che viene fatto attorno ai riaffioranti ricordi del Matt. Ricorrente è l'inettitudine della cia e delle polizie di vari paesi europei, fortunatamente di tanto in tanto qualcuno ha un'estemporanea intuizione al limite del metafisico che permette alla storia di andare avanti.
Succintamente: c'è di peggio ma saper trovar di meglio non è certo una gran arte.
TB Supremacy comincia con i nostri due che nel frattempo hanno cambiato continente e vivono da turisti un po' alterni a Goa, India, il bel Matt continua ad avere gli incubi in cui riaffiorano piccoli frammenti della memoria cancellata dall'amnesia, ma la vita da milionario perennemente in vacanza sembra permettergli di condurre un'esistenza tutt'altro che tragica, insomma l'introspezione da club med aiuta a far mandar giù le cose.
A rompere l'idillio arriva, inviato dal cugino malvagio di Abramovich, quello che in Lord of the Ring faceva il biondo capo dei rohrimm, qui in versione ceceno prole di peripatetica, il quale però si fa sgamare dai poteri paranormali di Matt Damon il quale, grazie a qualche potere jedi che il capace sceneggiatore ha deciso di non approfondire, si accorge della oscura e minacciosa presenza e decide di darsi alla fuga; dopo un ben realizzato ma ciò non di meno triviale inseguimento per le vie della città (aspettavo l'elefante, datemi l'elefante, dov'è l'elefante... acc niente elefante, crollo repentino dell'indice di trivialità) si consuma il dramma e Franka Potente passa a miglior vita, dramma in realtà necessario quanto liberatorio, avantutto perché la storia ha da andare avanti, secondariamente perché si sa che la Frau Potente nel blockbuster c'è per finir male (vedi Blow) ed infine perché insomma la statura da superstar non è che ce l'abbia proprio tutta.
Fuori Franke e dentro Julia (Stiles), un po' più infaccionita del solito, non porta assolutamente nulla alla vicenda, se proprio si doveva mettere qualcuna a fare la bella statuina si sarebbe potuto scegliere meglio, meglio che se ne torni a fare i film dove si balla; dalla sua ha che non infescia troppo a lungo.
Il film prosegue con un intricatissimo intrigo cui si può benissimo non prestare alcuna attenzione, visto che anche senza comprensione alcuna della vicenda si intuisce sempre chi è bravo, chi è cattivo, chi muore e quando... il buon vecchio Matt si dimostra ottimo attore e in sostanza tiene in piedi il film, lo sceneggiatore lo bisognerebbe utilizzare come esca per la pesca allo squalo bianco, visto che il libro da cui il film è tratto è a quanto ricordo ben scritto (è passato tanto tempo non ricordo
bene) mentre la trama del film sfocia spesso e volentieri nel ridicolo, indicibilmente ridicolo il teatrino che viene fatto attorno ai riaffioranti ricordi del Matt. Ricorrente è l'inettitudine della cia e delle polizie di vari paesi europei, fortunatamente di tanto in tanto qualcuno ha un'estemporanea intuizione al limite del metafisico che permette alla storia di andare avanti.
Succintamente: c'è di peggio ma saper trovar di meglio non è certo una gran arte.
martedì, ottobre 05, 2004
Bring it on again
Oops I did it again, e dopo aver comandato dal cinese Bring it on, ho finito anche per comandare il seguito; entrambe delle pellicole pregievoli in realtà.
BioA è un filmone davvero di sostanza, degno di Mean Girls per intenderci; narra delle vicende di un'atletica nonché tracagnotta biondina che giunge all'università ed entra a far parte della squadra delle cheerleaderismo del luogo, vincitrice di un gran numero di campionati del mondo di cheerleading.
Il cheerleading è un mondo meraviglioso, ma quantomai ancor troppo poco conosciuto da queste parti, da grandi cheerleader nascono grandi leader, questo è il messaggio positivo che il film porta; per chi non lo sapesse George W. Bush è stato leader di cheerleaders al college, il che in realtà non avvalora un gran che la tesi di cui prima.
Presto però l'entusiasmo della tracagnotta viene fatto vacillare, la perticosa capa del gruppo vorrebbe farla sua erede, però pretende che lei sacrifichi sull'altare del cheerleaderismo la sua migliore amica, ragazza pompom afroamericana, e il suo ragazzo DJ; forse per quelle che non sono davvero addentro al cheerleaderismo questo è un fatto nuovo, ma nell'invisibile scala di valori che classifica gli studenti nelle università americane, i DJ sono una sorta di pariah, allorquando i
giocatori di Football sono al top, seguiti da quelli di basket, di calcio, ed un'ulteriore nutritissima sfilza di cose che non ho capito, ma che suppongo servano agli studenti usa per avere una scusa per non studiare.
La tracagnotta dapprima accetta, seppure molto a malincuore, in quanto vuole diventare una grande leader, poi però si stufa e decide di andarsene sbattendo la porta. Dapprima si dedica al trash food (già perché invece il fisichino da lottatrice sovietica formato tascabile che si ritrovava era frutto di secoli di macrobiotica), poi un giorno, mentre dagli spalti guarda un gruppo di sgraziate ragazzotte che giocano ai quattro cantoni, la sua vera vocazione la prende e si mette ad incitare il pubblico, che dapprima esita a seguirla, poi lo fa con esile entusiasmo ma alla fine si fa trascinare in una generale euforia.
Galvanizzata dall'aver ritrovato la sua vocazione, la tracagnotta contatta l'afroamericana, e decidono di fondare la loro squadra di cheerleaderismo.
Non trovano un cane di nessuno che voglia fare questo, come giustamente fa notare una delle due, tutti coloro cui piace stra cretinata del pomponismo già lo stà facendo da qualche parte, poi sull'orlo di una crisi shopping compulsivo, incappano in un gruppo di alterni che stanno rantegando contro la globalizzazione, e con un artificio che non mi è chiaro li convincono a
dedicarsi al cheerleaderismo.
A questo punto il film decolla, le cheerleader officiali, per dirla alla gandhi, prima le ignorano, poi le deridono e poi decidono di combatterle; la resa dei conti giunge allorquando salta fuori che per regolamento ogni università può mandare solo una squadra al campionato nazionale di cheerleaderismo, al che le due fazioni pomponistiche decidono di contendersi il diritto alla partecipazione in uno scontro di cheerleading, che risulta essere il momento topico del film.
Il film offre degli spunti di rilessione, soprattutto a chi a furia di guardare cose tipo all access, cribs o pimp my ride gli si sono atrofizzati anche i cinque o sei neuroni che erano miracolosamente sopravvissuti ad anni rimbambitismo studentesco, personaggio davvero notevolissimo è la vice delle cheerleader cattive, il cui modo di zittire la gente che la scoccia volendo esprimere delle opinioni ha davvero del grandioso... se non fosse che come petulante finta bionda sarei davvero poco credibile, penso che lo farei mio.
Davvero imperdibile.
BioA è un filmone davvero di sostanza, degno di Mean Girls per intenderci; narra delle vicende di un'atletica nonché tracagnotta biondina che giunge all'università ed entra a far parte della squadra delle cheerleaderismo del luogo, vincitrice di un gran numero di campionati del mondo di cheerleading.
Il cheerleading è un mondo meraviglioso, ma quantomai ancor troppo poco conosciuto da queste parti, da grandi cheerleader nascono grandi leader, questo è il messaggio positivo che il film porta; per chi non lo sapesse George W. Bush è stato leader di cheerleaders al college, il che in realtà non avvalora un gran che la tesi di cui prima.
Presto però l'entusiasmo della tracagnotta viene fatto vacillare, la perticosa capa del gruppo vorrebbe farla sua erede, però pretende che lei sacrifichi sull'altare del cheerleaderismo la sua migliore amica, ragazza pompom afroamericana, e il suo ragazzo DJ; forse per quelle che non sono davvero addentro al cheerleaderismo questo è un fatto nuovo, ma nell'invisibile scala di valori che classifica gli studenti nelle università americane, i DJ sono una sorta di pariah, allorquando i
giocatori di Football sono al top, seguiti da quelli di basket, di calcio, ed un'ulteriore nutritissima sfilza di cose che non ho capito, ma che suppongo servano agli studenti usa per avere una scusa per non studiare.
La tracagnotta dapprima accetta, seppure molto a malincuore, in quanto vuole diventare una grande leader, poi però si stufa e decide di andarsene sbattendo la porta. Dapprima si dedica al trash food (già perché invece il fisichino da lottatrice sovietica formato tascabile che si ritrovava era frutto di secoli di macrobiotica), poi un giorno, mentre dagli spalti guarda un gruppo di sgraziate ragazzotte che giocano ai quattro cantoni, la sua vera vocazione la prende e si mette ad incitare il pubblico, che dapprima esita a seguirla, poi lo fa con esile entusiasmo ma alla fine si fa trascinare in una generale euforia.
Galvanizzata dall'aver ritrovato la sua vocazione, la tracagnotta contatta l'afroamericana, e decidono di fondare la loro squadra di cheerleaderismo.
Non trovano un cane di nessuno che voglia fare questo, come giustamente fa notare una delle due, tutti coloro cui piace stra cretinata del pomponismo già lo stà facendo da qualche parte, poi sull'orlo di una crisi shopping compulsivo, incappano in un gruppo di alterni che stanno rantegando contro la globalizzazione, e con un artificio che non mi è chiaro li convincono a
dedicarsi al cheerleaderismo.
A questo punto il film decolla, le cheerleader officiali, per dirla alla gandhi, prima le ignorano, poi le deridono e poi decidono di combatterle; la resa dei conti giunge allorquando salta fuori che per regolamento ogni università può mandare solo una squadra al campionato nazionale di cheerleaderismo, al che le due fazioni pomponistiche decidono di contendersi il diritto alla partecipazione in uno scontro di cheerleading, che risulta essere il momento topico del film.
Il film offre degli spunti di rilessione, soprattutto a chi a furia di guardare cose tipo all access, cribs o pimp my ride gli si sono atrofizzati anche i cinque o sei neuroni che erano miracolosamente sopravvissuti ad anni rimbambitismo studentesco, personaggio davvero notevolissimo è la vice delle cheerleader cattive, il cui modo di zittire la gente che la scoccia volendo esprimere delle opinioni ha davvero del grandioso... se non fosse che come petulante finta bionda sarei davvero poco credibile, penso che lo farei mio.
Davvero imperdibile.
lunedì, settembre 06, 2004
Riddick vs. Rock
Weekend di traslocco e cinema per me, pigliatevi i commenti, mi sono fatto prendere la mano perché è lunedì e sono un po' sul rimba :)
Walking Tall mai e poi mai meriterebbe che se ne parli, è davvero cosa di bassa lega, ma ingeneroso sarebbe il negare che m'abbia divertito, ridevo di lui, non con lui, ma sempre divertimento era.
La realizzazione è più da telefilm che hollywoodiana, non fosse stato per i troppi abeti avrei pensato fosse ambientato nella contea di Hazzard.
Di scandalosa debolezza è il plot, The Rock torna a casa dopo aver fatto il macchina da guerra nelle truppe speciali e trova la sua ridente cittadina di 500 abitanti profondamente cambiata, la segheria o cartiera o quel che è che dava lavoro a tutto il paese è stata chiusa e ora tutta la città lavora nel casinò di fresca apertura, quel che sfugge è ad esempio da dove saltino fuori tutti i clienti del casino, visto che per andare al paesello occorre prendere il traghetto e che di gente non ce n'è tanta di per sé.
Il casinò è stato aperto da un compagno delle medie ossigenato di The Rock che sogna di diventare il Boss Hogg locale, e che giusto per essere un po' più brozzo oltre al gioco d'azzardo, da lui definito come una macchina per stampare i soldi, fa anche il drug lord, nella segheria ormai in disuso produce la "droga"(TM) (che droga poi, ma che cazzo di droga si potrà mai produre in un paesello sperduto che in confronto bodio è una metropoli e c'avrebbero la monteforno in cui produrre le tonnellate di "droga"(TM), com'è che per la biaschina ancora non corrono i suv e le ferrari dei drug lord locali) che viene poi spacciata dai suoi 5 (cinque) scagnozzi che fanno anche la sicurezza del casinò... probabilmente Spillo in piazza indipendeza gestisce un impero della droga più vasto.
Cmq a The Rock non gliene importa un bel nagot del fatto che ci siano gli spaccia, né è davvero shockkato quando scopre che la sua morosa del liceo fa la lap dancer, si incazza davvero di mina solo quando scopre che c'è un croupier che trucca i dadi e fa uno sfacielo, le prende di santa ragione dai securini/pusher locali, rischia di morire, ma in capo a tre giorni zoppica fuori dall'ospedale e in capo a cinque si mette a costruire una casa a mani nude.
Quando il suo nipote gangsta wannabe (hai voglia in sta specie di Faido del nordamerica, Ali G a Staines aveva qualche chance in più di poter fare il gangstismo) fa l'overdose della "droga"(TM) che all'occorrenza si fuma o si assume Dio solo sa come, ma si sa che la "droga"(TM) non perdona ed è un'autentica piaga sociale, lui si pizza di mina e visto che la polizia locale è corrotta e lazzarona (capirai, l'ultimo crimine commesso, prima dell'avvento dell'impero del male dell'ossigenato era probabilmente uncle Hank che di tanto in tanto andava a pescare con la dinamite) decide di prendere la legge nelle sue mani.
In cantina recupera da un armadio chiuso a chiave il fucile di suo padre che in una fase della sua vita aveva deciso di non uccidere più la gente (qui lo psicodramma familiare è poco chiaro, perché mai x il padre di The Rock non uccidere la gente in sto paesello del menga dovrebbe essere una scelta di vita, mica era la Beirut da bere degli anni '80), e decide di andare a fare la furia assassina al casinò, poi prima di entrare si rende però conto che accoppare la gente con il pompa nuoce alle buone cause e ripiega su di una trave di legno, entra, fa un macello e massacra tutto l'esercito privato dell'ossigenato comprendente ben 5 bouncer/spacciatori.
Segue un processo cui in confronto quello a O.J era una perla di correttezza giudiziaria, e in appendice The Rock si fa eleggere sceriffo e si piglia Johnny Knoxville (ex-drogato che vive in una roulotte, si noti bene che i due dovrebbero essere migliori amici ma l'uno non ha idea di cosa abbia fatto l'altro negli ultimi otto anni) come vice.
La ex-fidanzata ora lap dancer smette di fare la lap dance e ricomincia a fare la fidanzata, The Rock in un impeto di professionalità se la tromba in ufficio quando dovrebbe fare la guardia ad un pericoloso criminale, il tutto è tra l'altro di un romanticismo estremo visto che i due non si vedevano da otto anni e da che si sono rivisti hanno forse scambiato due frasi.
Alla trama fin'ora degna di un beat'm up della SNK dei tempi d'oro si aggiunge un finale di uguale caratura in cui i buoni vincono e tutti sono felici e contenti.
Si sarebbe potuto intitolare Hazzard meets pimp my ride in an ethnic fashion.
Il triste è che gli attori offrono una performance bene o male dignitosa, è la scrittura che fa spavento, fosse il tema di un bambino delle elementari gli daresti una pacca sulla spalla e gli diresti provaci ancora campione, fosse di
uno delle medie lo manderesti al corso pratico.
Riddick è a grandi linee l'apologia di Vin Diesel, perlomeno quanto lo era pitch black, Megan la metterebbe sul è tuto atorno a lui, e Vin ha la presenza per poter tenere in piedi un film tutto da solo, dignitoso a livello tecnico, belle le scenografie seppure un tantino chimiche (la computergraphic continua ad avere i suoi limiti).
Purtroppo debolina la mitologia, che dovrebbe fare da impalcatura alla storia, e troppe le semplificazioni, una su tutte è il fatto che Riddick riesce con un po' troppa disinvoltura ad andare e venire a piacere dal quartier generale dei cattivacci di turno, tali Necro/monger, membri di una sorta di Andersen Consulting interstellare un po' più sull'assetati di sangue, con un certo fetish per le armature (borg, borg, borg mi veniva da dire) e probabilmente esteticamente un po' più carini (ho apprezzato il bruciarsi le sopraciglie con il saldatore di Tandie Newton, e Karl Urban che in Lord of the ring era il capo dei Rohrimm riappare qui in versione 667 neighbour of the beast e si fa tutto sommato apprezzare).
Completamente inutile la vicenda psicosentimentale che dovrebbe essere una delle spine dorsali del film, la tizia è davvero un bella femmina ma verrebbe da prenderla a ceffoni tutto il tempo da tanto è rimbambita.
Riddick (e qui parlo di entrambi i film) ha a mio avviso molto lo spirito del Conan letterario, i film con schwarzy sono in questo senso meno efficaci, in cui la semplicità delle vicende contribuisce a dare forza al personaggio.
Per il film si aggira anche una vegia semi trasparente che di tanto in tanto ride da sola o ammicca se qualcuno riuscisse a spiegarmi che c'entra gliene sarei grato.
Un baracconio integrale, ma di quelli che ti lascia soddisfatto, il manipolo di powerlifter che siedeva dietro a mel al cinema pareva anche soddisfatto, e in effetti il pubblico era variopinto, c'erano i maranzoni e c'erano le fan del vin che di loro un po' maranza devono esserlo, tanti personaggini notevoli, di che entrando nella sala già capisci di non essere caduto in un tranello.
Walking Tall mai e poi mai meriterebbe che se ne parli, è davvero cosa di bassa lega, ma ingeneroso sarebbe il negare che m'abbia divertito, ridevo di lui, non con lui, ma sempre divertimento era.
La realizzazione è più da telefilm che hollywoodiana, non fosse stato per i troppi abeti avrei pensato fosse ambientato nella contea di Hazzard.
Di scandalosa debolezza è il plot, The Rock torna a casa dopo aver fatto il macchina da guerra nelle truppe speciali e trova la sua ridente cittadina di 500 abitanti profondamente cambiata, la segheria o cartiera o quel che è che dava lavoro a tutto il paese è stata chiusa e ora tutta la città lavora nel casinò di fresca apertura, quel che sfugge è ad esempio da dove saltino fuori tutti i clienti del casino, visto che per andare al paesello occorre prendere il traghetto e che di gente non ce n'è tanta di per sé.
Il casinò è stato aperto da un compagno delle medie ossigenato di The Rock che sogna di diventare il Boss Hogg locale, e che giusto per essere un po' più brozzo oltre al gioco d'azzardo, da lui definito come una macchina per stampare i soldi, fa anche il drug lord, nella segheria ormai in disuso produce la "droga"(TM) (che droga poi, ma che cazzo di droga si potrà mai produre in un paesello sperduto che in confronto bodio è una metropoli e c'avrebbero la monteforno in cui produrre le tonnellate di "droga"(TM), com'è che per la biaschina ancora non corrono i suv e le ferrari dei drug lord locali) che viene poi spacciata dai suoi 5 (cinque) scagnozzi che fanno anche la sicurezza del casinò... probabilmente Spillo in piazza indipendeza gestisce un impero della droga più vasto.
Cmq a The Rock non gliene importa un bel nagot del fatto che ci siano gli spaccia, né è davvero shockkato quando scopre che la sua morosa del liceo fa la lap dancer, si incazza davvero di mina solo quando scopre che c'è un croupier che trucca i dadi e fa uno sfacielo, le prende di santa ragione dai securini/pusher locali, rischia di morire, ma in capo a tre giorni zoppica fuori dall'ospedale e in capo a cinque si mette a costruire una casa a mani nude.
Quando il suo nipote gangsta wannabe (hai voglia in sta specie di Faido del nordamerica, Ali G a Staines aveva qualche chance in più di poter fare il gangstismo) fa l'overdose della "droga"(TM) che all'occorrenza si fuma o si assume Dio solo sa come, ma si sa che la "droga"(TM) non perdona ed è un'autentica piaga sociale, lui si pizza di mina e visto che la polizia locale è corrotta e lazzarona (capirai, l'ultimo crimine commesso, prima dell'avvento dell'impero del male dell'ossigenato era probabilmente uncle Hank che di tanto in tanto andava a pescare con la dinamite) decide di prendere la legge nelle sue mani.
In cantina recupera da un armadio chiuso a chiave il fucile di suo padre che in una fase della sua vita aveva deciso di non uccidere più la gente (qui lo psicodramma familiare è poco chiaro, perché mai x il padre di The Rock non uccidere la gente in sto paesello del menga dovrebbe essere una scelta di vita, mica era la Beirut da bere degli anni '80), e decide di andare a fare la furia assassina al casinò, poi prima di entrare si rende però conto che accoppare la gente con il pompa nuoce alle buone cause e ripiega su di una trave di legno, entra, fa un macello e massacra tutto l'esercito privato dell'ossigenato comprendente ben 5 bouncer/spacciatori.
Segue un processo cui in confronto quello a O.J era una perla di correttezza giudiziaria, e in appendice The Rock si fa eleggere sceriffo e si piglia Johnny Knoxville (ex-drogato che vive in una roulotte, si noti bene che i due dovrebbero essere migliori amici ma l'uno non ha idea di cosa abbia fatto l'altro negli ultimi otto anni) come vice.
La ex-fidanzata ora lap dancer smette di fare la lap dance e ricomincia a fare la fidanzata, The Rock in un impeto di professionalità se la tromba in ufficio quando dovrebbe fare la guardia ad un pericoloso criminale, il tutto è tra l'altro di un romanticismo estremo visto che i due non si vedevano da otto anni e da che si sono rivisti hanno forse scambiato due frasi.
Alla trama fin'ora degna di un beat'm up della SNK dei tempi d'oro si aggiunge un finale di uguale caratura in cui i buoni vincono e tutti sono felici e contenti.
Si sarebbe potuto intitolare Hazzard meets pimp my ride in an ethnic fashion.
Il triste è che gli attori offrono una performance bene o male dignitosa, è la scrittura che fa spavento, fosse il tema di un bambino delle elementari gli daresti una pacca sulla spalla e gli diresti provaci ancora campione, fosse di
uno delle medie lo manderesti al corso pratico.
Riddick è a grandi linee l'apologia di Vin Diesel, perlomeno quanto lo era pitch black, Megan la metterebbe sul è tuto atorno a lui, e Vin ha la presenza per poter tenere in piedi un film tutto da solo, dignitoso a livello tecnico, belle le scenografie seppure un tantino chimiche (la computergraphic continua ad avere i suoi limiti).
Purtroppo debolina la mitologia, che dovrebbe fare da impalcatura alla storia, e troppe le semplificazioni, una su tutte è il fatto che Riddick riesce con un po' troppa disinvoltura ad andare e venire a piacere dal quartier generale dei cattivacci di turno, tali Necro/monger, membri di una sorta di Andersen Consulting interstellare un po' più sull'assetati di sangue, con un certo fetish per le armature (borg, borg, borg mi veniva da dire) e probabilmente esteticamente un po' più carini (ho apprezzato il bruciarsi le sopraciglie con il saldatore di Tandie Newton, e Karl Urban che in Lord of the ring era il capo dei Rohrimm riappare qui in versione 667 neighbour of the beast e si fa tutto sommato apprezzare).
Completamente inutile la vicenda psicosentimentale che dovrebbe essere una delle spine dorsali del film, la tizia è davvero un bella femmina ma verrebbe da prenderla a ceffoni tutto il tempo da tanto è rimbambita.
Riddick (e qui parlo di entrambi i film) ha a mio avviso molto lo spirito del Conan letterario, i film con schwarzy sono in questo senso meno efficaci, in cui la semplicità delle vicende contribuisce a dare forza al personaggio.
Per il film si aggira anche una vegia semi trasparente che di tanto in tanto ride da sola o ammicca se qualcuno riuscisse a spiegarmi che c'entra gliene sarei grato.
Un baracconio integrale, ma di quelli che ti lascia soddisfatto, il manipolo di powerlifter che siedeva dietro a mel al cinema pareva anche soddisfatto, e in effetti il pubblico era variopinto, c'erano i maranzoni e c'erano le fan del vin che di loro un po' maranza devono esserlo, tanti personaggini notevoli, di che entrando nella sala già capisci di non essere caduto in un tranello.
lunedì, agosto 30, 2004
Mean Girl
Il film narra di Cady (Lindsay Lohan) che ha vissuto con i genitori in Africa fino a 16 anni ed è stata educata dai genitori (visto che notoriamente in Africa le scuole non esistono e ad esempio i figli dei diplomatici o dei direttori delle monoculture vengono di solito educati dal Marabu) e si ritrova per la prima volta a dover andare in una scuola, bello spunto non c'è nulla da dire, pregievole soprattutto la rapida carrellata su cosa sono di solito i ragazzi che vengono educati a casa.
La tizia arriva in un liceo assolutamente non stereotipato, in cui i ragazzi sono tutti superimbecilli a parte alcuni super nerd, ma mancano i giocatori di football (anche i film da high school non sono più quelli di una volta), le tizie sono tutte ürendamente deformi fatta eccezione per le asiatiche super maiale (si noti bene che gli aisatici parlano tra di loro una non meglio menzionata lingua che, ma mica sarà che cinesi, giapponesi e vietnamiti oltre a non parlare l'inglese si sono inventati una lingua differente ciascuno, no?) e per le super barbies protagoniste del film.
Cady, che passerà buona parte del film a rompere le palle perché la gente storpia il suo nome, arriva a scuola e tutti sono un po' aggressivi e cacacazzo, ma a breve riesce comunque a fare amicizia con Janis una disadattata un po' alterna ma non troppo e con Damian il suo migliore amico sedicente checcone (too gay too work) da competizione, i quali la introducono all'odio verso le super barbies maialesche della high school.
Cady in modo più o meno casuale fa amicizia con le barbie, capitanate da Regina (Rachel Mc Adams) e comincia ad andare in giro con loro con il fine di fare l'undercover e rivelare ai suoi amici alterna i più reconditi segreti delle cosiddette "plastics".
In modo praticamente subitaneo si accorge che malgrado le plastics siano delle petecche da competizione è molto più divertente fare shopping con loro che andare agli alternativodromi a discutere di Sartre e bere il tè alla cannella e quindi
ben presto diventa super plasticosa anche lei.
L'idillio si rompe quando Regina dopo aver promesso di mettere una buona parola per lei con Aaron il suo exfidanzato
gli racconta un sacco di balle dicendo che Cady a furia di stare in Africa le hanno infibulato il cervello è che é diventata una sorta di pazza stalker perseguitatrice e poi gli srotola tre chilometri di lingua
dell'amore in bocca.
Per Aaron che non è né rincretinito né ipovedente è un no brainer, Regina è molto più fit e molto più massive di Cady e non si pone neanche il problema che quest'ultima a casa pratichi il voodoo, è meno fit e basta.
Cady decide di vendicarsi, distrugge l'immagine pubblica di Regina dandole delle barre iperenergetiche che la fanno ingrassare di 7 microgrammi ma tutti nella scuola cominciano a prenderla in giro come se fosse una pseudo balenottera ambulante, allorquando visivamente resta una sorta di anoressica prestata alla pornografia, e nel contempo si trasforma nel peggiore degli esseri abbietti.
Poi la redenzione, il finale tutti felici e contenti con limonatio etnica che fa tutti felici e il buonismo dilagante, tutti belli ricchi e contenti come è di dovere ma anche con un cuore d'oro, una specie di MTV Cribs incontra Dismissed vs. The fabulous life of an usual superfit Blonde in un certo qual senso, roba davvero ottima, ti fa uscire soddisfatto dalla visione.
Più seriamente (see uno ne ha voglia davanti a tale opera) il film è di per sé scemissimo ma scritto in modo abbastanza brillante e simpatico, non politically correct, un po' cinico ma cmq buonista (sua pecca maggiore), critica bugiardissima alla superficialità della società dell'immagine di cui in realtà è portabandiera, ma con il cervello lavato da anni di bombardamento subliminale da parte della pubblicità sottoscrivo pienamente, avrebbe potuto essere più hardcore demenziale ma va bene anche così, non darà molto ma non chiede neanche tanto in cambio : )
La tizia arriva in un liceo assolutamente non stereotipato, in cui i ragazzi sono tutti superimbecilli a parte alcuni super nerd, ma mancano i giocatori di football (anche i film da high school non sono più quelli di una volta), le tizie sono tutte ürendamente deformi fatta eccezione per le asiatiche super maiale (si noti bene che gli aisatici parlano tra di loro una non meglio menzionata lingua che, ma mica sarà che cinesi, giapponesi e vietnamiti oltre a non parlare l'inglese si sono inventati una lingua differente ciascuno, no?) e per le super barbies protagoniste del film.
Cady, che passerà buona parte del film a rompere le palle perché la gente storpia il suo nome, arriva a scuola e tutti sono un po' aggressivi e cacacazzo, ma a breve riesce comunque a fare amicizia con Janis una disadattata un po' alterna ma non troppo e con Damian il suo migliore amico sedicente checcone (too gay too work) da competizione, i quali la introducono all'odio verso le super barbies maialesche della high school.
Cady in modo più o meno casuale fa amicizia con le barbie, capitanate da Regina (Rachel Mc Adams) e comincia ad andare in giro con loro con il fine di fare l'undercover e rivelare ai suoi amici alterna i più reconditi segreti delle cosiddette "plastics".
In modo praticamente subitaneo si accorge che malgrado le plastics siano delle petecche da competizione è molto più divertente fare shopping con loro che andare agli alternativodromi a discutere di Sartre e bere il tè alla cannella e quindi
ben presto diventa super plasticosa anche lei.
L'idillio si rompe quando Regina dopo aver promesso di mettere una buona parola per lei con Aaron il suo exfidanzato
gli racconta un sacco di balle dicendo che Cady a furia di stare in Africa le hanno infibulato il cervello è che é diventata una sorta di pazza stalker perseguitatrice e poi gli srotola tre chilometri di lingua
dell'amore in bocca.
Per Aaron che non è né rincretinito né ipovedente è un no brainer, Regina è molto più fit e molto più massive di Cady e non si pone neanche il problema che quest'ultima a casa pratichi il voodoo, è meno fit e basta.
Cady decide di vendicarsi, distrugge l'immagine pubblica di Regina dandole delle barre iperenergetiche che la fanno ingrassare di 7 microgrammi ma tutti nella scuola cominciano a prenderla in giro come se fosse una pseudo balenottera ambulante, allorquando visivamente resta una sorta di anoressica prestata alla pornografia, e nel contempo si trasforma nel peggiore degli esseri abbietti.
Poi la redenzione, il finale tutti felici e contenti con limonatio etnica che fa tutti felici e il buonismo dilagante, tutti belli ricchi e contenti come è di dovere ma anche con un cuore d'oro, una specie di MTV Cribs incontra Dismissed vs. The fabulous life of an usual superfit Blonde in un certo qual senso, roba davvero ottima, ti fa uscire soddisfatto dalla visione.
Più seriamente (see uno ne ha voglia davanti a tale opera) il film è di per sé scemissimo ma scritto in modo abbastanza brillante e simpatico, non politically correct, un po' cinico ma cmq buonista (sua pecca maggiore), critica bugiardissima alla superficialità della società dell'immagine di cui in realtà è portabandiera, ma con il cervello lavato da anni di bombardamento subliminale da parte della pubblicità sottoscrivo pienamente, avrebbe potuto essere più hardcore demenziale ma va bene anche così, non darà molto ma non chiede neanche tanto in cambio : )
mercoledì, agosto 04, 2004
I, Robot
I, Robot non centra niente con I, Robot, il che non è necessariamente male perché I, Robot era una palla micidiale, a pensarci bene Asimov è di per sé spesso e volentieri mortalmente noioso, e affermo questo dopo essermi sorbito la sua opera completa, I, Robot era una raccolta di raccontini che parlava dei problemi psicologici dei robot confrontati a situazione che di solito vertevano su aspetti cavillosi delle tre leggi della robotica.
C'è tutto un ciclo di romanzi dedicati ai robot che invero sono forse la parte più divertente della monumentale opera che va (a volte con soluzioni di continuità un po' tirate per i capelli, diciamolo) da abissi d'acciaio (vero e proprio cyberpunk ante litteram) a fondazione e terra (con l'aggiunta dei vari preludi e anno zero visto che il finale new age di fondazione e terra non lasciava spazio ad ulteriori sviluppi), ad un tratto Asimov si sbarazza dei robot e rompe le palle all'inverosimile con le fondazioni, ma questa è un'altra vicenda.
Due sono essenzialmente le intuizioni/idee/fili conduttori di Asimov in questa sua fantastoriografia della galassia, le tre leggi del cervello positronico, e l'ineluttabile decadenza delle società che hanno risolto tutti i problemi pratici (decadenza "morale" per gli spaziali e dei loro utopici pianeti del ciclo dei robot, decadenza tecnologica per gli uomini del ciclo dell'impero, quest'ultima dovuta ad una tecnica troppo perfezionata che ha fatto in modo si costruissero macchinari capaci di funzionare senza intoppi per millenni e quando infine gli intoppi sono giunti nessuno era più in grado di ripararli), I, Robot parla delle leggi della robotica, o meglio I, Robot raccolta di racconti, perché I, Robot film non ne parla affatto.
Uno dei fondamenti di tutti i racconti di robot di Asimov è l'infallibilità del cervello positronico, ci vogliono svariate migliaia di pagine prima che in un robot, il cui cervello è stato modificato da una bambina che aveva avuto una trance ed è diventato telepatico, si sviluppi la legge zero che porta un robot innanzitutto a cercare di preservare l'umanità, e solo due robot, uno dei quali viene distrutto, avranno mai questa legge, in tutti gli altri casi i robot si attengono sempre, e ripeto sempre, alle leggi quasi fossero degli svizzeri tedeschi.
Il film somiglia a paycheck e minority report nel look, a tratti purtroppo anche ad artificial intelligence, a Terminator nei contenuti, somiglia in parte pure al ritorno degli umanoidi di WIlliamson (se qualcuno dovesse mai averlo letto), è facile, troppo facile, non c'è dramma, l'estetica è tutta nell'azione, la trama sembra presa da un nathan never di quelli riusciti
solo in parte; ciò nonostante non ne sono uscito insoddisfatto, i racconti di I, Robot non sono cinamatografabili, Asimov non lo è (fatta eccezione forse per i racconti per bambini di Lucky Starr che mi pare fossero stati pensati come sceneggiature per una serie di telefilm, e non dimentichiamo Viaggio Allucinante) quindi era ovvio aspettarsi una reinterpretazione, qui è stato stravolto tutto, il film in fondo sta ad Asimov come troy stava ad Omero, eppure non sento di gridare al sacrilegio, il film ha in fondo preso in prestito solo il titolo, l'idiota che ha scritto la sceneggiatura ci ha costruito sopra una trama più o meno casuale ma il propizio intervento di Willy, la scienziata bonazza e i ragazzi degli effetti speciali l'hanno reso uno spettacolo sostanzialmente digeribile.
E qui faccio un appello, se non avete letto Asimov fatelo così non dovrete mai più farlo, una sorta di catarsi letteraria per poter davvero apprezzare la fantascienza; tutti gli altri da Heinlein, a Dick, a Vance, a Herbert, a Gibson non avrebbero senso senza di lui.
Fuori dal ciclopico schema robot->impero->fondazione Asimov si è permesso di usare un po' di più la fantasia e ne sono usciti dei romanzi mica male, tra quelli di cui mi sovvengo ci sono Nemesis, La fine dell'eternità (a mio avviso una delle
cose migliori che abbia fatto), Neanche gli dei, e viaggio allucinante (c'è l'originale, molto datato ormai e una sorta di ripresa del tema che sa molto di epoca perestroika di cui non ricordo il titolo).
C'è tutto un ciclo di romanzi dedicati ai robot che invero sono forse la parte più divertente della monumentale opera che va (a volte con soluzioni di continuità un po' tirate per i capelli, diciamolo) da abissi d'acciaio (vero e proprio cyberpunk ante litteram) a fondazione e terra (con l'aggiunta dei vari preludi e anno zero visto che il finale new age di fondazione e terra non lasciava spazio ad ulteriori sviluppi), ad un tratto Asimov si sbarazza dei robot e rompe le palle all'inverosimile con le fondazioni, ma questa è un'altra vicenda.
Due sono essenzialmente le intuizioni/idee/fili conduttori di Asimov in questa sua fantastoriografia della galassia, le tre leggi del cervello positronico, e l'ineluttabile decadenza delle società che hanno risolto tutti i problemi pratici (decadenza "morale" per gli spaziali e dei loro utopici pianeti del ciclo dei robot, decadenza tecnologica per gli uomini del ciclo dell'impero, quest'ultima dovuta ad una tecnica troppo perfezionata che ha fatto in modo si costruissero macchinari capaci di funzionare senza intoppi per millenni e quando infine gli intoppi sono giunti nessuno era più in grado di ripararli), I, Robot parla delle leggi della robotica, o meglio I, Robot raccolta di racconti, perché I, Robot film non ne parla affatto.
Uno dei fondamenti di tutti i racconti di robot di Asimov è l'infallibilità del cervello positronico, ci vogliono svariate migliaia di pagine prima che in un robot, il cui cervello è stato modificato da una bambina che aveva avuto una trance ed è diventato telepatico, si sviluppi la legge zero che porta un robot innanzitutto a cercare di preservare l'umanità, e solo due robot, uno dei quali viene distrutto, avranno mai questa legge, in tutti gli altri casi i robot si attengono sempre, e ripeto sempre, alle leggi quasi fossero degli svizzeri tedeschi.
Il film somiglia a paycheck e minority report nel look, a tratti purtroppo anche ad artificial intelligence, a Terminator nei contenuti, somiglia in parte pure al ritorno degli umanoidi di WIlliamson (se qualcuno dovesse mai averlo letto), è facile, troppo facile, non c'è dramma, l'estetica è tutta nell'azione, la trama sembra presa da un nathan never di quelli riusciti
solo in parte; ciò nonostante non ne sono uscito insoddisfatto, i racconti di I, Robot non sono cinamatografabili, Asimov non lo è (fatta eccezione forse per i racconti per bambini di Lucky Starr che mi pare fossero stati pensati come sceneggiature per una serie di telefilm, e non dimentichiamo Viaggio Allucinante) quindi era ovvio aspettarsi una reinterpretazione, qui è stato stravolto tutto, il film in fondo sta ad Asimov come troy stava ad Omero, eppure non sento di gridare al sacrilegio, il film ha in fondo preso in prestito solo il titolo, l'idiota che ha scritto la sceneggiatura ci ha costruito sopra una trama più o meno casuale ma il propizio intervento di Willy, la scienziata bonazza e i ragazzi degli effetti speciali l'hanno reso uno spettacolo sostanzialmente digeribile.
E qui faccio un appello, se non avete letto Asimov fatelo così non dovrete mai più farlo, una sorta di catarsi letteraria per poter davvero apprezzare la fantascienza; tutti gli altri da Heinlein, a Dick, a Vance, a Herbert, a Gibson non avrebbero senso senza di lui.
Fuori dal ciclopico schema robot->impero->fondazione Asimov si è permesso di usare un po' di più la fantasia e ne sono usciti dei romanzi mica male, tra quelli di cui mi sovvengo ci sono Nemesis, La fine dell'eternità (a mio avviso una delle
cose migliori che abbia fatto), Neanche gli dei, e viaggio allucinante (c'è l'originale, molto datato ormai e una sorta di ripresa del tema che sa molto di epoca perestroika di cui non ricordo il titolo).
mercoledì, maggio 19, 2004
Pig Troy
Il film di ieri mi ha talmente snervato che non ho voglia di parlarne, visto che era fatto bene e scritto malissimo, quindi ho buttato giù la storia come me la come la ricordo visto che ne lessi una versione semplificata quasi una ventina di anni fa.
A Priamo ré di Troia nasce un secondo genito, Paride, un qualche menagramo locale, può darsi sia Cassandra, prevede che il tizio sarà foriero di gigantesche fosse e dunque il bimbo viene mandato a vivere con dei pastori nei dintorni.
Paride è tra l'altro noto agli dei per essere l'uomo più bello della terra, tant'è che un giorno Era, Athena e Afrodite (rispettivamente Giunone, Minerva e Venere) decidono di ricorrere a lui come arbitro in una loro violenta disputa vertente su chi sia la dea più bella.
Le tre si recano da Paride e gli spiegano i termini della sfida, gli viene consegnata una mela d'oro che lui dopo aver preso una decisione in merito alla questione dovrà consegnare alla dea vincitrice, il cosiddetto pomo della discordia.
Gli viene lasciato un po' di tempo per decidere, tempo durante il quale tutte e tre le dee lo avvicinano a turno e cercano di aggiudicarsi la vittoria mediante la più antica delle tradizioni mediterranee: la corruzione.
Era gli offre di diventare ré del mondo, o una cosa del genere, Athena la conoscenza e Afrodite di bangare la donna più bella del mondo.
Di fronte a questo no brainer Paride consegna pavone pavone il pomo ad Afrodite.
Fatto vuole che di lì a poco salta fuori che lui è di sangue reale e viene riaccolto in città, mi pare che anche qui Cassandra rughi i maroni a proposito, ma visto che ha addosso questa maledizione di essere preveggente ma di non venire mai creduta, nessuno le da a trà.
Qualche tempo dopo Paride parte con il fratello Ettore in missione diplomatica per Sparta, da dove alla fine se ne andrà con la regina Elena, moglie di ré Menelao, che tra parentesi non era né particolarmente vecchio né particolarmente brutto.
Elena di suo non è né infelice né smodatamente zoccola, Afrodite ci mette del suo tanto perché era parte del deal, quanto perché le fa ridere seminare zizzania.
I Greci si incazzano di mina e decidono di andare in guerra, Achille sa per bocca di sua madre Teti che se andrà in guerra ci lascerà le penne, e visto che non è un fulminato in fase terminale si rende subito conto che andare a morire ammazzato fa ridere assai poco, sa però che verranno a cercarlo e gliela meneranno all'inverosimile, teme in particolare Ulisse noto per doti
di imbonitore tale che se fosse un testimone di geova probabilmente riuscirebbe a vendere la torre di guardia ai Talebani, quindi per evitare lo smarronamento si rinchiude a fare il cross dresser in una scuola di sole donne.
Ullisse viene a saperlo, si reca nei pressi della scuola con l'intento di avvicinare Achille e contargliela su fino a rimbambirlo, ma Achille è vestito da donna, e le donne greche dell'epoca erano dei rottami tali da non essere distinguibili da un guerriero con la gonna, il che fa capire perché Menelao fosse così pizzo visto che sua moglie era probabilmente l'unica femmina bottabile di tutto l'arcipelago; allora si traveste da venditore ambulante di armature e va a far baccano davanti all'entrata della scuola, Achille, ormai in avanzato stato di rincoglionimento a furia di dover dare a trà alle cazzate dell'accolita di figlie di papà in cui si è andato a nascondere, si slanza ad ammirare l'armamentario che Ulisse si è portato dietro.
Achille, pesantemente checchizzato dalla permanenza nell'istituto, si immagina che se la guerra significa andare a far campeggio con decine di migliaia di omoni prestanti allora non è poi così brutta come la dipingono.
La guerra va avanti per svariati anni, soprattutto perchè gli dei dell'olimpo si sono appassionati alla cosa e si divertono un mondo a partecipare alle battaglie, passano 7 o 8 anni.
Achille, che nel frattempo si è del tutto dechecchizzato, litiga con Agamennone perchè questi gli ha portato via la sua schiava preferita e si mette a fare lo sciopero della guerra, i greci cominciano a prendere unaramata dopo l'altra e vengono quasi ricacciati in mare; Achille che è uomo di principio continua a mandare tutti a faffa e non interrompe lo sciopero, Patroclo, che non era un imberbe bamboccio ma un navigato guerriero (per forza aveva giusto passato 8 anni a far la guerra ai troiani) chiede in prestito l'armatura ad Achille in modo da dare un po' di fiducia ai greci, che a quel punto iniziavano a chiedersi se valeva poi davvero la pena di sta lì a fare tutto questo can can per una tizia che stava ormai cominciando a diventare passatella.
Patroclo riesce in effetti a tirare su il morale ai suoi compari ma ben presto si trova faccia a faccia con Ettore che lo massacra; Achille profondamente segnato dalla perdita dell'amico interrompe lo sciopero e durante una battaglia uccide Ettore, ne attacca il corpo al suo carro e per la settimana successiva ogni giorno fa otto giri completi delle mura urlando come un invasato.
Priamo va a trovarlo e gli chiede di restituirgli la salma visto che l'accanimento sul cadavere era una cosa brutta anche a quei tempo e inoltre il corpo del poro bao cominciava a mostrare i primi segni di decomposizione, mi sembra che in cambio Achille riceva indietro la sua armatura, che sua madre aveva fatto forgiare dal dio Vulcano in persona.
So far so good, sennonché a breve Achille viene ucciso in battaglia da una freccia scoccata da Paride, che malgrado fosse un cicciobello assai poco coraggioso che non aveva mai osato sfidare Menelao ed evitare la guerra (il che è però anche abbastanza comprensibile visto che il supremo di una città in cui i bambini troppo gracili vengono slanzati da una rupe non è proprio il meglio uomo con cui andare a farsela fuori a spadate), e che spesso e volentieri veniva cazziato perché se ne stava in cima alle mura a fare il battle spottin' invece che combattere.
Da qualche parte succede anche un fatto che fa si che gli dei decidano che Troia può anche venire distrutta, e così ad Ulisse viene l'idea del cavallo.
Il cavallo viene costruito e durante la notte lasciato davanti alle mura della città, non mi ricordo se i troiani interpretano il cavallo come un dono divino o come l'ultima sfida che i greci gli hanno lanciato prima di partirsene: il cavallo è infatti troppo alto per passare attraverso le mura, i troiani sono troppo scemi per pensare di smontarlo e rimontarlo all'interno della città e ci cristonamenti di Cassandra vengono una voltà ancora ignorati.
Con un immane sforzo i troiani riescono a far passare il cavallo sopra le mura e se lo piazzano come trofeo in città, di notte dal cavallo escono dei soldati che aprono le porte della città, Troia viene messa a ferro e fuoco e i greci vincono, Priamo, Paride & co. vengono massacrati, Elena se ne torna a casa con Menelao e se ne vivranno felici e contenti considerando i di lei dieci anni in coppia di fatto con Paride come una scappatella e la guerra contro i troiani come un kind of overreacting.
A Priamo ré di Troia nasce un secondo genito, Paride, un qualche menagramo locale, può darsi sia Cassandra, prevede che il tizio sarà foriero di gigantesche fosse e dunque il bimbo viene mandato a vivere con dei pastori nei dintorni.
Paride è tra l'altro noto agli dei per essere l'uomo più bello della terra, tant'è che un giorno Era, Athena e Afrodite (rispettivamente Giunone, Minerva e Venere) decidono di ricorrere a lui come arbitro in una loro violenta disputa vertente su chi sia la dea più bella.
Le tre si recano da Paride e gli spiegano i termini della sfida, gli viene consegnata una mela d'oro che lui dopo aver preso una decisione in merito alla questione dovrà consegnare alla dea vincitrice, il cosiddetto pomo della discordia.
Gli viene lasciato un po' di tempo per decidere, tempo durante il quale tutte e tre le dee lo avvicinano a turno e cercano di aggiudicarsi la vittoria mediante la più antica delle tradizioni mediterranee: la corruzione.
Era gli offre di diventare ré del mondo, o una cosa del genere, Athena la conoscenza e Afrodite di bangare la donna più bella del mondo.
Di fronte a questo no brainer Paride consegna pavone pavone il pomo ad Afrodite.
Fatto vuole che di lì a poco salta fuori che lui è di sangue reale e viene riaccolto in città, mi pare che anche qui Cassandra rughi i maroni a proposito, ma visto che ha addosso questa maledizione di essere preveggente ma di non venire mai creduta, nessuno le da a trà.
Qualche tempo dopo Paride parte con il fratello Ettore in missione diplomatica per Sparta, da dove alla fine se ne andrà con la regina Elena, moglie di ré Menelao, che tra parentesi non era né particolarmente vecchio né particolarmente brutto.
Elena di suo non è né infelice né smodatamente zoccola, Afrodite ci mette del suo tanto perché era parte del deal, quanto perché le fa ridere seminare zizzania.
I Greci si incazzano di mina e decidono di andare in guerra, Achille sa per bocca di sua madre Teti che se andrà in guerra ci lascerà le penne, e visto che non è un fulminato in fase terminale si rende subito conto che andare a morire ammazzato fa ridere assai poco, sa però che verranno a cercarlo e gliela meneranno all'inverosimile, teme in particolare Ulisse noto per doti
di imbonitore tale che se fosse un testimone di geova probabilmente riuscirebbe a vendere la torre di guardia ai Talebani, quindi per evitare lo smarronamento si rinchiude a fare il cross dresser in una scuola di sole donne.
Ullisse viene a saperlo, si reca nei pressi della scuola con l'intento di avvicinare Achille e contargliela su fino a rimbambirlo, ma Achille è vestito da donna, e le donne greche dell'epoca erano dei rottami tali da non essere distinguibili da un guerriero con la gonna, il che fa capire perché Menelao fosse così pizzo visto che sua moglie era probabilmente l'unica femmina bottabile di tutto l'arcipelago; allora si traveste da venditore ambulante di armature e va a far baccano davanti all'entrata della scuola, Achille, ormai in avanzato stato di rincoglionimento a furia di dover dare a trà alle cazzate dell'accolita di figlie di papà in cui si è andato a nascondere, si slanza ad ammirare l'armamentario che Ulisse si è portato dietro.
Achille, pesantemente checchizzato dalla permanenza nell'istituto, si immagina che se la guerra significa andare a far campeggio con decine di migliaia di omoni prestanti allora non è poi così brutta come la dipingono.
La guerra va avanti per svariati anni, soprattutto perchè gli dei dell'olimpo si sono appassionati alla cosa e si divertono un mondo a partecipare alle battaglie, passano 7 o 8 anni.
Achille, che nel frattempo si è del tutto dechecchizzato, litiga con Agamennone perchè questi gli ha portato via la sua schiava preferita e si mette a fare lo sciopero della guerra, i greci cominciano a prendere unaramata dopo l'altra e vengono quasi ricacciati in mare; Achille che è uomo di principio continua a mandare tutti a faffa e non interrompe lo sciopero, Patroclo, che non era un imberbe bamboccio ma un navigato guerriero (per forza aveva giusto passato 8 anni a far la guerra ai troiani) chiede in prestito l'armatura ad Achille in modo da dare un po' di fiducia ai greci, che a quel punto iniziavano a chiedersi se valeva poi davvero la pena di sta lì a fare tutto questo can can per una tizia che stava ormai cominciando a diventare passatella.
Patroclo riesce in effetti a tirare su il morale ai suoi compari ma ben presto si trova faccia a faccia con Ettore che lo massacra; Achille profondamente segnato dalla perdita dell'amico interrompe lo sciopero e durante una battaglia uccide Ettore, ne attacca il corpo al suo carro e per la settimana successiva ogni giorno fa otto giri completi delle mura urlando come un invasato.
Priamo va a trovarlo e gli chiede di restituirgli la salma visto che l'accanimento sul cadavere era una cosa brutta anche a quei tempo e inoltre il corpo del poro bao cominciava a mostrare i primi segni di decomposizione, mi sembra che in cambio Achille riceva indietro la sua armatura, che sua madre aveva fatto forgiare dal dio Vulcano in persona.
So far so good, sennonché a breve Achille viene ucciso in battaglia da una freccia scoccata da Paride, che malgrado fosse un cicciobello assai poco coraggioso che non aveva mai osato sfidare Menelao ed evitare la guerra (il che è però anche abbastanza comprensibile visto che il supremo di una città in cui i bambini troppo gracili vengono slanzati da una rupe non è proprio il meglio uomo con cui andare a farsela fuori a spadate), e che spesso e volentieri veniva cazziato perché se ne stava in cima alle mura a fare il battle spottin' invece che combattere.
Da qualche parte succede anche un fatto che fa si che gli dei decidano che Troia può anche venire distrutta, e così ad Ulisse viene l'idea del cavallo.
Il cavallo viene costruito e durante la notte lasciato davanti alle mura della città, non mi ricordo se i troiani interpretano il cavallo come un dono divino o come l'ultima sfida che i greci gli hanno lanciato prima di partirsene: il cavallo è infatti troppo alto per passare attraverso le mura, i troiani sono troppo scemi per pensare di smontarlo e rimontarlo all'interno della città e ci cristonamenti di Cassandra vengono una voltà ancora ignorati.
Con un immane sforzo i troiani riescono a far passare il cavallo sopra le mura e se lo piazzano come trofeo in città, di notte dal cavallo escono dei soldati che aprono le porte della città, Troia viene messa a ferro e fuoco e i greci vincono, Priamo, Paride & co. vengono massacrati, Elena se ne torna a casa con Menelao e se ne vivranno felici e contenti considerando i di lei dieci anni in coppia di fatto con Paride come una scappatella e la guerra contro i troiani come un kind of overreacting.
martedì, maggio 11, 2004
Matrix Revolutions
All'escatologico terzo episodio della saga dei Wachowski va indubbiamente riconosciuto il pregio di rispondere ai molti interrogativi che l'intempestiva conclusione di Redux aveva lasciato aperto.
Resta, quale costante di tutta la trilogia, l'inserire un intreccio di rara complessità all'interno di quelli che si possono considerare pietre miliari del cinema d'azione, che è peraltro causa dei problemi di comprensione che affliggono coloro sui quali il mind trick di obi wan avrebbe facile presa, aspetto che forse in Revolutions è ancora più spinto rispetto ai due precedenti episodi.
L'esecuzione tecnica è assolutamente impeccabile, non vi è fortunatamente l'uso sconsiderato del rotoscoping che si poteva temere, forse perchè in questo terzo capitolo il principale teatro d'azione è il mondo reale con casuali escursioni nella matrice.
Il film è in principio anche ben scritto, nel senso che riesce a portare una vicenda che sempre più somigliava ad un caotico groviglio ad una conclusione sensata e soprattutto senza ricorrere a strampalate espedienti, la vanillaskyizzazione di matrix che alcuni elementi di Reload potevano paventare non vi è stata, e questo è un bene.
Ho il vago sentore che per la sceneggiatura di questo film si sia qua è là saccheggiato dal Hyperion di Dan Simmons.
Dove il film invece pecca è nella costruzione delle emozioni dello spettatore, e in questo non ho potuto esimermi dal fare un parallelo con la trilogia di guerra stellari (quella vera che per intederci è quella dove non c'è il Justin Timberlake dello spazio, la principessa ha le tette, e al posto degli omini verdi dislessici ci sono dei peluche con problemi psicomotori): lo schema è simile, il fulcro della vicenda è l'incontro di Neo con l'architetto e lo scontro finale con l'agente Smith, tanto quanto Vader vs. Skywalker davanti all'imperatore lo era per Starwars, due però sono a mio avviso gli aspetti per i quali Revolutions non riesce pienamente laddove il ritorno dello Jedi l'aveva fatto; uno di questi è che l'agente Smith non essendo praticamente esistito nel secondo episodio non ha in realtà avuto lo spazio per riuscire davvero ad assurgere al ruolo di nemesi di Neo quanto Darth Vader lo era diventato per lo Skywalkerino, l'altro, e questo è un peccato veniale dei Wachowski, è a livello di montaggio del
film, per troppo tempo durante la battaglia su Zion ci si dimentica del odissea di Neo e Trinity, e questo ha il malaugurato effetto di far sembrare il loro viaggio verso la città delle macchine come una tranquilla escursione; alla fine del ritorno dello Jedi uno aveva l'impressione che il duello Darth - Luke, con i relativi deliri dell'imperatore fosse durato metà film, quando a sommar tutto erano forse dieci minuti scarsi.
La conseguenza è che si ha alla fine l'impressione che l'architetto sia una sorta di machina ex Deus che infine a deciso di graziare gli umani, visto che quando si arriva allo scontro finale tra Neo e Smith non è del tutto chiaro cosa sia realmente in gioco, e soprattutto come sia possibile che l'architetto non si sia accorto che Smith era in procinto di prendere il controllo su tutto.
Conclusione, davvero un bel film, che mi lascia la sensazione di aver perso parti importanti in sala di montaggio, se il regista fosse Peter Jackson non mi preoccuperei perchè fra sei mesi farebbe uscire una versione speciale con un ora di film in più, qui non so se la cosa sarà possibile.
Resta, quale costante di tutta la trilogia, l'inserire un intreccio di rara complessità all'interno di quelli che si possono considerare pietre miliari del cinema d'azione, che è peraltro causa dei problemi di comprensione che affliggono coloro sui quali il mind trick di obi wan avrebbe facile presa, aspetto che forse in Revolutions è ancora più spinto rispetto ai due precedenti episodi.
L'esecuzione tecnica è assolutamente impeccabile, non vi è fortunatamente l'uso sconsiderato del rotoscoping che si poteva temere, forse perchè in questo terzo capitolo il principale teatro d'azione è il mondo reale con casuali escursioni nella matrice.
Il film è in principio anche ben scritto, nel senso che riesce a portare una vicenda che sempre più somigliava ad un caotico groviglio ad una conclusione sensata e soprattutto senza ricorrere a strampalate espedienti, la vanillaskyizzazione di matrix che alcuni elementi di Reload potevano paventare non vi è stata, e questo è un bene.
Ho il vago sentore che per la sceneggiatura di questo film si sia qua è là saccheggiato dal Hyperion di Dan Simmons.
Dove il film invece pecca è nella costruzione delle emozioni dello spettatore, e in questo non ho potuto esimermi dal fare un parallelo con la trilogia di guerra stellari (quella vera che per intederci è quella dove non c'è il Justin Timberlake dello spazio, la principessa ha le tette, e al posto degli omini verdi dislessici ci sono dei peluche con problemi psicomotori): lo schema è simile, il fulcro della vicenda è l'incontro di Neo con l'architetto e lo scontro finale con l'agente Smith, tanto quanto Vader vs. Skywalker davanti all'imperatore lo era per Starwars, due però sono a mio avviso gli aspetti per i quali Revolutions non riesce pienamente laddove il ritorno dello Jedi l'aveva fatto; uno di questi è che l'agente Smith non essendo praticamente esistito nel secondo episodio non ha in realtà avuto lo spazio per riuscire davvero ad assurgere al ruolo di nemesi di Neo quanto Darth Vader lo era diventato per lo Skywalkerino, l'altro, e questo è un peccato veniale dei Wachowski, è a livello di montaggio del
film, per troppo tempo durante la battaglia su Zion ci si dimentica del odissea di Neo e Trinity, e questo ha il malaugurato effetto di far sembrare il loro viaggio verso la città delle macchine come una tranquilla escursione; alla fine del ritorno dello Jedi uno aveva l'impressione che il duello Darth - Luke, con i relativi deliri dell'imperatore fosse durato metà film, quando a sommar tutto erano forse dieci minuti scarsi.
La conseguenza è che si ha alla fine l'impressione che l'architetto sia una sorta di machina ex Deus che infine a deciso di graziare gli umani, visto che quando si arriva allo scontro finale tra Neo e Smith non è del tutto chiaro cosa sia realmente in gioco, e soprattutto come sia possibile che l'architetto non si sia accorto che Smith era in procinto di prendere il controllo su tutto.
Conclusione, davvero un bel film, che mi lascia la sensazione di aver perso parti importanti in sala di montaggio, se il regista fosse Peter Jackson non mi preoccuperei perchè fra sei mesi farebbe uscire una versione speciale con un ora di film in più, qui non so se la cosa sarà possibile.
mercoledì, gennaio 14, 2004
The Last Samurai
Il film mi è piaciuto, poco da aggiungere, motlo estetico, non troppo focalizzato sulle battaglie, il che sovraponendosi a Lord of the ring sarebbe stato un suicidio; non mi è dato di dire quanto sia accurata la ricostruzione del giappone dell'epoca, il risultato mi pare però credibile.
Qualche nota storica riguardo ai samurai:
- i samurai erano l'8% della popolazione giapponese (il paese è stato governato da militari per secoli)
- samurai non si diventava, si nasceva
- durante i periodi di pace, che in realtà non furono molti, parecchi samurai assunsero ruoli amministrativi
- nel 1877 venne imposto il divieto di portare le spade (i samurai ne avevano due: una lunga ed una corta)
- nel 1877 il samurai Saigo Takamori guidò una ribellione di samurai, che si concluse in una sanguinosa battaglia a Shiroyama (montagna bianca?) tra 60000 soldati imperiali e 40000 samurai, oltre 20000 samurai morirono, Takamori fu ferito ed in seguito si tolse la vita secondo il metodo tradizionale.
- i samuai a piedi avevano uno speciale pugnale per tagliare i tendini delle gambe dei cavalli, ma evidentemente nei film hollywoodiani i cavalli cadono ma non si fanno mai niente
Qualche nota storica riguardo ai samurai:
- i samurai erano l'8% della popolazione giapponese (il paese è stato governato da militari per secoli)
- samurai non si diventava, si nasceva
- durante i periodi di pace, che in realtà non furono molti, parecchi samurai assunsero ruoli amministrativi
- nel 1877 venne imposto il divieto di portare le spade (i samurai ne avevano due: una lunga ed una corta)
- nel 1877 il samurai Saigo Takamori guidò una ribellione di samurai, che si concluse in una sanguinosa battaglia a Shiroyama (montagna bianca?) tra 60000 soldati imperiali e 40000 samurai, oltre 20000 samurai morirono, Takamori fu ferito ed in seguito si tolse la vita secondo il metodo tradizionale.
- i samuai a piedi avevano uno speciale pugnale per tagliare i tendini delle gambe dei cavalli, ma evidentemente nei film hollywoodiani i cavalli cadono ma non si fanno mai niente
sabato, gennaio 10, 2004
Non ti scordar di me
Il film di ieri m'è piaciuto, è ben scritto, non annoia pur trattando di un soggetto di per sè banale e già visto e rivisto alla nausea. Buona la tecnica, nulla di spettacolare ma onesta; la camera è dinamica, considerando in particolare che quasi tutto il film si svolge in spazi serrati, il risultato è dinamico, si evitano quei dialogi infiniti con campo e controcampo che caratterizzano i cosiddetti film "di spessore"...
Moretti farebbe bene piazzarsi a spiare il Muccino che fa il regista, chissa che non impari qualcosa sulle tecniche cinematografiche degli ultimi sessant'anni.
La Morante è davvero impresive, uscendo dal cinema uno non ha neanche un'ombra di dubbio che anche nella vita reale possa essere una rompipalle di prima classe.... più volte ho dovuto frenare l'impulso di andare a prendere a ceffoni lo schermo, esce a testa alta da un personaggio complicato.
Che si innamori del regista omosessuale è un po' gratuito, ma era un elemento comunque necessario altrimenti 1) il personaggio diventava davvero una fredda rompicoglioni presa solo dalle sue vicende di fare l'attrice (tale madre, tale figlia) 2) il film diventava una specia di manifesto post femminista in cui sembra che le crisi famigliari siano causate solo dalla debolezza degli uomini che piuttosto che affrontare la vita crollano come un castello di carte.
Il Bentivoglio sembra la pubblicità della loreal vent'anni dopo, fa un gran vagare per le stanze con lo sguardo vacuo, si incorona per la Bellucci, e hai voglia, e se davvero erano compagni di scuola lei si è fatta prestare la camera iperbarica di Micheal Jackson, nel suo film precedente limonava con Keanu Reeves, qua ha fatto le medie con un antico... bah.
La sua highlight è farsi quasi accoppare da un'auto per permettere ai suoi congiunti di lanciarsi in espressioni di appicicoso buonismo.
Ho invece trovato didascalico il suo cercare di ricostruire la vita famigliare dell'inizio del film: "dai andiamocene tutti in vacanza insieme, che bello", resa grandiosamente invece è l'impacciatura che qualunque persona che non ha vissuto le relazione per cellulare o sms ha quando vi ci si deve confrontare per la prima volta.
Loreal e la Bellucci riescono a dar vita ad una coppia di una tale noia, quando si leggono l'un l'altra l'oltremodo banale libro di lui è davvero uno strazio, è un triste quadro delle relazioni umani, lui e la moglie non hanno niente da dirsi, lui è l'amante via che cazzate non si dicono... ovvio che se a casa hai la scassapalle, il drogato e la zoccola in erba quando ti capita di scoparti la Bellucci che tra l'altro è tutta mielosa e gentile ti sembra di aver cambiato pianeta.
La Bellucci di suo non fa tanto, è e basta, bella, anche se non come nel patto dei lupi, ma il Loreal non è Cassel, molto dolce, taciturna mentre guarda con gli occhioni scuri, triste e deliziosa... ovvero nessuno tra il pubblico avrebbe consigliato al Loreal di starsene con la moglie, e il fatto che alla fine del film lui la richiami è comprensibilissimo, visto che era l'ultima cosa bella che gli fosse successa prima di finire spetasciato contro un'auto, avere il quarto d'ora di attenzione da parte della famiglia, e tornarsene zoppicante alla vita di prima.
Il Muccino piccolo sembra la versione un po' più incoronata di mio fratellino, sul finale si trova una ragazza normale invece che una pseudo intelletuale cannaiolo-martellesca (gx mi ricordo di averti incontrato sul trendo da milano che venivi da una mostra di statue, tanto tempo fa), niente da dire ha fatto la parte di se stesso se il fratellone non gli avesse regalato un sogno.
La Romanoff ha un corpo per la pornografia e un faccione da schiaffi, non ho mai conosciuto personaggi del genere, non so se esistono, probabilmente si ma ho sempre frequentato gli ambienti sbagliati... una vita sprecata... la mia.... è isterica come una preadolesciente ed è zoccola come una navigata megera che avesse dovuto cavarsela da sola vivendo sotto un ponte nella periferia di qualche megalopoli del terzo mondo da quando aveva 11 anni.... per il resto è un gran "da dove non ce n'è non se ne può tirar fuori".
Alla fine il più in chiaro di tutti è il Tarico.
In sostanza un bel film. e se per caso assomiglia alla vita di qualcuno, allora quel qualcuno è infossato... sostanzialmente assomiglia alla vita di un sacco di persone.... infossate.
Moretti farebbe bene piazzarsi a spiare il Muccino che fa il regista, chissa che non impari qualcosa sulle tecniche cinematografiche degli ultimi sessant'anni.
La Morante è davvero impresive, uscendo dal cinema uno non ha neanche un'ombra di dubbio che anche nella vita reale possa essere una rompipalle di prima classe.... più volte ho dovuto frenare l'impulso di andare a prendere a ceffoni lo schermo, esce a testa alta da un personaggio complicato.
Che si innamori del regista omosessuale è un po' gratuito, ma era un elemento comunque necessario altrimenti 1) il personaggio diventava davvero una fredda rompicoglioni presa solo dalle sue vicende di fare l'attrice (tale madre, tale figlia) 2) il film diventava una specia di manifesto post femminista in cui sembra che le crisi famigliari siano causate solo dalla debolezza degli uomini che piuttosto che affrontare la vita crollano come un castello di carte.
Il Bentivoglio sembra la pubblicità della loreal vent'anni dopo, fa un gran vagare per le stanze con lo sguardo vacuo, si incorona per la Bellucci, e hai voglia, e se davvero erano compagni di scuola lei si è fatta prestare la camera iperbarica di Micheal Jackson, nel suo film precedente limonava con Keanu Reeves, qua ha fatto le medie con un antico... bah.
La sua highlight è farsi quasi accoppare da un'auto per permettere ai suoi congiunti di lanciarsi in espressioni di appicicoso buonismo.
Ho invece trovato didascalico il suo cercare di ricostruire la vita famigliare dell'inizio del film: "dai andiamocene tutti in vacanza insieme, che bello", resa grandiosamente invece è l'impacciatura che qualunque persona che non ha vissuto le relazione per cellulare o sms ha quando vi ci si deve confrontare per la prima volta.
Loreal e la Bellucci riescono a dar vita ad una coppia di una tale noia, quando si leggono l'un l'altra l'oltremodo banale libro di lui è davvero uno strazio, è un triste quadro delle relazioni umani, lui e la moglie non hanno niente da dirsi, lui è l'amante via che cazzate non si dicono... ovvio che se a casa hai la scassapalle, il drogato e la zoccola in erba quando ti capita di scoparti la Bellucci che tra l'altro è tutta mielosa e gentile ti sembra di aver cambiato pianeta.
La Bellucci di suo non fa tanto, è e basta, bella, anche se non come nel patto dei lupi, ma il Loreal non è Cassel, molto dolce, taciturna mentre guarda con gli occhioni scuri, triste e deliziosa... ovvero nessuno tra il pubblico avrebbe consigliato al Loreal di starsene con la moglie, e il fatto che alla fine del film lui la richiami è comprensibilissimo, visto che era l'ultima cosa bella che gli fosse successa prima di finire spetasciato contro un'auto, avere il quarto d'ora di attenzione da parte della famiglia, e tornarsene zoppicante alla vita di prima.
Il Muccino piccolo sembra la versione un po' più incoronata di mio fratellino, sul finale si trova una ragazza normale invece che una pseudo intelletuale cannaiolo-martellesca (gx mi ricordo di averti incontrato sul trendo da milano che venivi da una mostra di statue, tanto tempo fa), niente da dire ha fatto la parte di se stesso se il fratellone non gli avesse regalato un sogno.
La Romanoff ha un corpo per la pornografia e un faccione da schiaffi, non ho mai conosciuto personaggi del genere, non so se esistono, probabilmente si ma ho sempre frequentato gli ambienti sbagliati... una vita sprecata... la mia.... è isterica come una preadolesciente ed è zoccola come una navigata megera che avesse dovuto cavarsela da sola vivendo sotto un ponte nella periferia di qualche megalopoli del terzo mondo da quando aveva 11 anni.... per il resto è un gran "da dove non ce n'è non se ne può tirar fuori".
Alla fine il più in chiaro di tutti è il Tarico.
In sostanza un bel film. e se per caso assomiglia alla vita di qualcuno, allora quel qualcuno è infossato... sostanzialmente assomiglia alla vita di un sacco di persone.... infossate.
Iscriviti a:
Post (Atom)