domenica, febbraio 27, 2005

Sideways

Sideways

Centoventi minuti di promozione dell'etilismo vantante di una grande scrittura e di un'onestissima realizzazione.

La trama si svolge attorno alla settimana di degustazioni per i vigneti della California del sud in cui il cinico Miles, sfigatissimo aspirante scrittore la cui vita perde pezzi a destra e a manca, guida l'amico gigione Jack, sorta di sosia di Arnie nonché attore dalle discendenti fortune e persona che ad uno sfrenato ottimismo accompagna una sconcertante superficialità, per l'addio al celibato di questi.

Jack si scoccia ben presto di ganasare da mane a sera di tannino, fruttato, corposo, pinot, shiraz e via discorrendo e decide di conseguenza di dedicarsi al mortonare a 360 gradi 24 ore al giorno attività che sente essergli più confacente che fare il dotto intenditore sulla via dell'alcolismo; Miles non è sulla stessa lunghezza d'onda, a distanza di due anni dal divorzio ancora fatica a farsi una ragione del fatto che sua moglie l'avesse disfesciato, e non vorrebbe di per sé avere a che fare con femmina alcuna.

Intanto che Miles a malapena trova pause nel suo struggersi riguardo all'infaustità del suo quotidiano per dare dei lapidari giudizi rigaurdo ai vini della zona, Jack sfrutta le sue doti da seduttore dal luccicante sorriso a 32 denti per organizzare delle uscite a quattro con Stephanie, cinesima superporscelenta che vive in una roulotte in mezzo ai vigneti e Maya tizia che pur andando verso la quarantina ed essere stata sposata con un professore universitario (e non da ultimo bevendo vini da piccole fortuna la bottiglia) sbarca il lunario facendo la cameriera in un ristorante della zona intanto che cerca di finire la scuola.

Miles, che nel frattempo scopre che la sua ex-moglie si è risposata ed ha una mezza crisi di nervi, riesce a comportarsi in modo talmente impacciato da far venire i geloni sulla schiena al pubblico in sala, ciò non di meno la bella Maya si invaghisce infine del nostro cenerentolo; nel frattempo Jack stà vivendo una grande passione bonsai, voi per il soggetto orentale della stessa, vuoi per i tempi, visto e considerato che in capo a tre giorni i due riescono bene o male a passare attraverso alle sensazioni e vicissitudini cui normalmente una coppia fa esperienza in anni.

L'idillio si infrange evidentemente quando salta fuori che Jack è a tre giorni dallo sposarsi, e se l'ira di Maya si limita al vituperio quella di Stephanie si esprime in un esplosione di raramente vista violenza che lascia lo sposo venturo concio come un rebattino.

L'onesto finale non regala particolari redenzioni, lascia le porte aperte ad un futuro di speranza risparmiandosi (e risparmaindo soprattutto a chi lo guarda) di cascare in pacchiane melensaggini.

Il film è estetico, un plauso alla fotografia è d'obbligo, la scrittura è brillante e divertente, il tutto è in buona sostanza intelligente e in una certa misura romantico.

Paul Giamatti è superbo nella sua recitazione, di essere capace ad interpretare personaggi con un gran mal di vivere e dai molti lati oscuri ed idiosincrasie l'aveva già dimostrato in American Splendor, in Sideways si ripete con risultati forse ancora migliori.
Virginia Madsen risulta molto credibile, bella e dolce in un ruolo che sulla carta qualche incongruenza ce l'avrebbe, alla fine anche il suo innamorarsi di Giamatti, che all'inizio sembrava un po' artificiale e ad uso e consumo della sceneggiatura, diviene tutto sommato plausibile.
Lo pesudo Arnie (Thomas Hayden Church) risulta molto divertente, il personaggio tende a mio avviso un po' all'eccessivo nel suo essere fondamentalmente buono come il pane ma in ugual misura tanto grossolanamente superficiale da finire col far male a chi gli stà attorno; la nomination all'oscar mi pare però forse un attimo fuori luogo, visto e considerato che Giamatti che gli è comunque di almeno una spanna superiore non l'ha avuta.
Simpaticamente decorativa l'asiatica Sandra Oh nella sua parte di donna al bivio dalle calienti passioni.

Davvero un bel film, forse un po' criptico per quel che riguarda il significato più profondo (che magari semplicemente non c'è); non sarà un capolavoro ma si tratta comunque di due ore di dvertimento a cervello accesso, e nella hollywood del 2005 scusate se è poco.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Propongo di cambiare il nome del blog da Impodium a "Cinema Royale!"

Domani aspettiamo commenti sugli oscar ...

Manca la recensione del film di Godard...

imperator ha detto...

Thnx x i suggerimenti, omaggiare il buon vecchio beat takeshi sarebbe fin'anche cosa nobile, ci penserò : )

peraltro non dovresti cambiare il nick ad ogni post... anche se in effetti essendo l'unico a postare (me escluso) ciò non crea in realtà molte confusioni

Anonimo ha detto...

La vecchia scuola è inconfondibile: old school is da best!

Tuttavia è uno scandalo che solo pochi partecipino a questo blog che m'illumina d'immenso! Vabbeh a volte un po' autocelebrativo.